Coronavirus, come riapriranno bar e ristoranti dal primo giugno?
In vista della riapertura di bar e ristoranti che l’esecutivo ha promesso di autorizzare a partire dal primo giugno, i locali rimasti chiusi per oltre due mesi stanno iniziando ad organizzarsi. La “Fase due” di convivenza con il pericolo di contagio richiederà una buona dose di fantasia. E le soluzioni proposte fino a questo momento sono le più disparate: si parla di plexiglass tra tavoli e clienti, di distanza tra coperti, e c’è anche qualcuno che pensa di inserire Termoscanner all’ingresso del locale, come Massimo Bottura, che vorrebbe ricorrere a questa costosa soluzione per scongiurare il pericolo di trasmissione tra commensali nella sua Osteria Francescana a Modena. Lo riporta lo chef Lorenzo Biagiarelli sul suo blog.
Ma non sono pochi i cuochi e gli imprenditori preoccupati che questo genere di soluzioni possa dimezzare la clientela e rendere l’esperienza di una cena fuori difficile e macchinosa, un momento di stress più che di piacevole condivisione. “A queste condizioni andrei al ristorante?”, si chiede Biagiarelli. “Francamente no”, risponde riportando le parole di Pietro Caroli, titolare della nota osteria milanese “Trippa“, che non riesce a pensare a qualcuno che “possa trovare divertente trascorrere la serata separato da un plexiglass”.
Significa dire: vai al ristorante, ma occhio che potresti ammalarti. Ma nella sua rubrica “Cibo Resistente“, pubblicata da Giornalettismo, Biagiarelli ha elencato anche una serie di soluzioni innovative a cui il mondo della ristorazione sta pensando per la ripartenza. Dall’Europa all’Asia, tanti ristoratori stanno escogitando piani articolati per riaprire in sicurezza. “Sicuramente ci abitueremo a dividere una quattro stagioni aldilà del plexiglass, ma a conti fatti è il problema minore: come si assaggia un sugo dietro una mascherina, come si fa a servire un calice di prosecco a distanza, come si fa a lavare le stoviglie?”, si chiede il social chef.
A Dubai, spiega il cuoco, sono state proibite stoviglie e piatti che non siano usa e getta, ovviamente in materiale riciclabile o compostabile, per evitare un grave danno all’ambiente con piatti e bicchieri di plastica. A Hong Kong, continua Biagiarelli, una catena di ristoranti ha messo a punto un Covid Book, un libretto di indicazioni per i loro ristoranti, diffuso in tutto il mondo tra i locali che si stanno preparando ad aprire. “17 pagine cariche di spunti interessanti e indicazioni”, tra cui quella di misurare la temperatura corporea a clienti, ma anche ai fattorini e a chiunque venga dall’esterno, e l’organizzazione di squadre di lavoro che non devono toccarsi per nessun motivo. “Ma come si farà con la riduzione dei coperti?”, si chiede lo chef. “Sicuramente nessun ristorante, dal più umile al più lussuoso, potrà fare a meno di offrire un buon servizio”, conclude.
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