Quest’anno e mezzo è stato duro per tantissime ragioni: ci siamo ritrovati a ripensare tutto della nostra vita forzati all’interno delle nostre case e a rallentare i nostri contatti fisici per cercare di contenere una minaccia prima inesistente. Nel pensare ad arginare questa malattia, abbiamo finito per isolarci sempre di più. I più fortunati con altre persone, i più sfortunati in un’atomizzazione delle relazioni sempre più marcata.
Le nostre nuove abitudini includevano coprirci il viso, allontanarci fisicamente da chi ci parla, se possibile non incontrarlo e, assolutamente, non toccarlo. Questo, solo temporaneamente. O almeno è quello che speravamo.
Solitudine radicata
Queste nuove abitudini però sono diventate vere abitudini e si sono radicate dentro di noi. Questo ci aiuta nella gestione della quotidianità, ma in realtà ha innescato molte nuove dinamiche nelle nostre relazioni:
• Pensiamo più a lungo se incontrare o no qualcuno
• Rifiutiamo più spesso se la situazione non è sicura
• Restiamo meno tempo a casa di qualcuno
• Viaggiamo di meno
E tante altre piccole cose che minano la qualità della nostra vita in maniera più o meno marcata. Molti di noi, in questo momento di maggiore libertà, stanno continuando a trovare difficoltà nel relazionarsi e questa è una cosa che va risolta consapevolmente e… velocemente. Perché?
La solitudine è un pericolo
Uno studio della Brigham Young University ha mostrato, attraverso una meta-analisi, che l’isolamento sociale, reale o percepito, corrisponde a un rischio aumentato di morte prematura di circa il 32%. Non solo, altri studi hanno mostrato quando il senso di isolamento permetta di prevedere il sopraggiungere di malattie croniche con grande precisione. La socialità è una caratteristica della nostra sopravvivenza: è naturale che, se ne siamo privati, il nostro benessere psicofisico ne soffrirà.
Come risolvere, allora? Tornare in contatto. È importante, dunque, specialmente in questo momento, occuparsi di fare 3 cose:
1. Ristabilire i contatti che si sono sfilacciati
2. Approfondire le relazioni già stabilite
3. Creare nuove connessioni
Ci sono aspetti positivi per ognuno di questi 3 punti, ma in questo articolo ci focalizzeremo su una pratica semplice di una potenza incredibile, che riguarda i contatti che già abbiamo (sfilacciati o da approfondire). Questa pratica è stata studiata da Seligman e ha mostrato come sia in grado di migliorare radicalmente una relazione e, soprattutto, come porti a un incremento significativo della felicità percepita. Questo non solo per chi mette in atto la pratica, ma anche per chi la “subisce”. Di cosa si tratta?
La lettera di Gratitudine
In cosa consiste questa pratica? È molto semplice: prendi carta e penna e scrivi una lettera a una persona che conosci in cui la ringrazi per qualcosa. Spieghi per cosa sei grato e cosa provi e la lettera è fatta (a breve ti do istruzioni più dettagliate). Già questo, in realtà, è in grado di aumentare i tuoi livelli di felicità percepita.
Ma poi viene il bello: studiare e trovare un modo per consegnare questa lettera alla persona a cui è indirizzata. Un ulteriore boost ai vostri livelli di felicità verrà dato dal leggerla ad alta voce a quella persona. È una pratica estremamente emozionante, ma non c’è niente di cui aver paura: stiamo facendo del bene a noi e all’altra persona. E questo bene si rifletterà in voi per molte settimane, se non mesi. Con un solo gesto.
Vediamo come farlo bene
Secondo l’organizzazione Greater Good in Action, questi sono dei buoni passi da seguire per scrivere la lettera di gratitudine:
• Scrivi come se parlassi direttamente alla persona
• Non preoccuparti di errori grammaticali
• Scrivi in dettaglio cosa ha fatto questa persona, perché sei grato e come il comportamento di questa persona ha influenzato la tua vita; sii il più concreto possibile.
• Descrivi cosa stai facendo nella tua vita adesso e quanto spesso ti ricordi di ciò che ha fatto per te
• Mantieni la lettera intorno a una pagina (circa 300 parole)
Poi, dovresti provare se è possibile a consegnare quella lettera di persona. Possibilmente, con le seguenti linee guida:
• Pianifica la visita e fai sapere alla persona che hai qualcosa di speciale da condividere, ma non dirgli il motivo specifico
• Quando la incontri, dì alla persona che le sei grato e che vorresti leggere una lettera che esprime quella gratitudine. Chiedi di non essere interrotto fino alla fine.
• Prenditi il tempo di leggere la lettera, mentre lo fai cerca di prestare attenzione alle sue reazioni… ma anche alle tue.
• Dopo aver letto, sii ricettivo nei confronti della sua reazione e discutete di ciò che provate insieme
• Ricorda di dare la lettera alla persona quando vai via.
• Se non puoi proprio incontrare la persona, cerca di pianificare una chiamata o videochiamata
I benefici misurati
Seligman e compagni hanno misurato l’incremento in felicità percepita nei soggetti che hanno testato la lettera di gratitudine e un gruppo di controllo e il gruppo che ha eseguito la pratica ha avuto un picco nei giorni seguenti e ha mantenuto livelli più alti del gruppo di controllo per più di sei mesi.
Direi che è qualcosa che vale la pena tentare. Non dimentichiamoci che nessuno di noi è un’isola e che siamo fatti per stare insieme. Prima di essere felici insieme, ovviamente, bisogna saperlo fare abbastanza anche da soli. Ma soli, alla fine, non ci dobbiamo rimanere. Oggi scrivi quella lettera.
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