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“Cara Rai, non ci zittirai”: la campagna social di tre giovani attiviste

Di Redazione TPI
Pubblicato il 12 Feb. 2024 alle 17:11 Aggiornato il 12 Feb. 2024 alle 17:12

Mara Venier: ma questi “tutti” che condividono le NON parole della RAI sul genocidio in Palestina, chi sarebbero?

«Sono le parole che ovviamente condividiamo tutti, del nostro Amministratore delegato Roberto Sergio», questa la dichiarazione di Mara Venier durante la trasmissione Domenica In dell’11 febbraio 2024, sul palco di Sanremo dopo aver letto il comunicato dell’Amministratore Delegato Rai Roberto Sergio in risposta alle affermazioni di alcuni cantanti che durante il festival hanno deciso di esporsi su determinate questioni sociali e politiche.

Dopo che il servizio televisivo pubblico ha censurato ripetutamente le posizioni degli artisti contro il genocidio del popolo palestinese e delle condizioni dei migranti che navigano verso le nostre coste è riuscito ancora una volta a strizzare l’occhio al Governo, tramite un comunicato letto alla fine della trasmissione per prendere le distanze dalle idee di pace e giustizia sociale condivise da alcuni cantanti in gara.

I metodi utilizzati dalla rete televisiva nazionale sono evidentemente volti a influenzare la popolazione tramite la censura della voce dei partecipanti, le cui dichiarazioni prima non sono state pubblicate su Raiplay, poi sono state contestate, finché la polemica non ha costretto gli autori a fare un passo indietro.

Allo stesso modo, durante la trasmissione della Venier che ospitava diversi artisti all’indomani della finale, abbiamo assistito ad un tentativo ben riuscito di censura di Dargen D’Amico. Il cantante, già decisamente esposto grazie al testo della sua canzone “Onda Alta” che parla di migrazione, nel rispondere ad una domanda dei giornalisti è stato bloccato dalla presentatrice con le parole “Qua si parla di musica”, come se questa non sia e non sia stata da sempre un mezzo politico per diffondere idee e posizioni.

Nel frattempo, prima, dopo e durante il festival di Sanremo, la pubblicità ci ha tenuto a ricordarci quanto fosse importante la storia del ragazzo compositore dell’Inno d’Italia, Mameli. In effetti l’inno è esemplificativo della nostra società: “Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi.”

Come dichiarato da Roberto Sergio: “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre.”

I fatti del 7 ottobre sono stati senza dubbio di una violenza inaudita e noi stesse siamo chiare ed esplicite nella denuncia di qualsiasi atto di violenza e attive nella lotta al terrorismo.

La questione però non si può focalizzare esclusivamente sullo specifico evento creando una divisione ideologica basata sulla distinzione tra buoni e cattivi. Il conflitto israelo-palestinese, per chi ha studiato la storia, si presenta come una situazione con origini ben complesse e radicate nel secolo scorso.

La Carta delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato, vincola gli Stati, tutti, a rispettare l’autodeterminazione dei popoli e le minoranze, compreso il popolo palestinese.

I fatti del 7 ottobre, ennesima escalation violenta del conflitto, hanno dato il via ad un ciclo di violenza senza precedenti che ha portato alla morte di più di 28 mila civili palestinesi, di cui quasi 10 mila bambini.

I palestinesi non sono tutti Hamas, gli israeliani non sono tutti Netanyhau e noi non siamo tutti la Rai. Anche le tempistiche della lettura del comunicato sono discutibili. Questo, infatti è stato letto alla fine della trasmissione, senza possibilità alcuna di contraddittorio e senza lasciare alcuna opportunità a chi non dispone dei mezzi per informarsi in maniera critica di valutare quanta verità e completezza c’è in ciò che è stato affermato.

Troviamo tutto questo decisamente pericoloso per la libera informazione, soprattutto se parliamo della rete televisiva nazionale, pagata con le nostre tasse e che ha la presunzione di parlare a nome di tutti gli italiani. Come giovani attiviste prendiamo parola contro il sistema d’informazione nazionale che non è e non è stato neutrale, né rappresentativo di tutte le posizioni presenti nel paese.

Lo stesso comportamento dei nostri governanti si manifesta come un continuo tentativo di zittire il dissenso, non esponendosi mai a voci dissonanti. Per questi motivi, lanciamo la campagna mediatica “Cara Rai, non ci zittiRAI” con l’auspicio di sollevare una riflessione sociale ampia sui metodi comunicativi e le posizioni estreme del nostro governo. Vogliamo far parlare chi non si riconosce in quei “tutti” che sono stati indicati da Venier, vogliamo tenere alta l’attenzione per evitare che questo sia l’ennesimo polverone, l’ennesimo caso mediatico da qualche giorno o poco più, ma che porti ad attivarsi e prendere parola.

La nostra Costituzione si fa garante della democrazia nel nostro paese, la censura non è ammissibile, né accettabile.

Non ci zittirete.

Domenica Del Prete- @_domenicadelprete_ Giulia Fossati Scalora- @giufossa

Silvia Panini- @silviapanini_

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