Antonino Cannavacciulo: “Di noi non parlava nessuno, la terza stella ha dato senso agli ultimi 25 anni”
Antonino Cannavacciuolo, soprannominato “chef del popolo” dopo essersi aggiudicato la terza stella Michelin, ha ripercorso la sua carriere in un’intervista al Corriere della Sera.
Il protagonista di Cucine da incubo e MasterChef ha dichiarato di sentirsi fiero del percorso che ha fatto e, soprattutto, dei traguardi raggiunti: “Una scommessa fatta con mio padre”.
Per chef Cannavacciuolo, il 2022 “è stato davvero l’anno in cui ho avuto la conferma che i 25 anni spesi a fare questo mestiere hanno un senso”, ha spiegato al Corriere.
Dubbi, Cannavacciuolo, non ne ha mai avuti, “ma non si può mai essere sicuri”, nonostante anni trascorsi a lavorare duramente, “sempre a testa bassa”.
Lo chef stellato, l’arte della cucina ce l’aveva nel sangue. Ha iniziato proprio nella cucina di suo padre. Più volte ha raccontato di quando passava le giornate a rompere uova. E suo padre, che sapeva di fare un lavoro che non sempre ti permette di fare “una vita normale, non voleva assolutamente che io facessi il cuoco”, ha detto Cannavacciuolo.
Ma si sa, la passione, quando è vera, è difficile da mettere da parte: “Quando glielo spiegai, parlandogli col cuore aperto, mi disse solo: se vuoi fare questo lavoro fallo, ma devi essere sicuro che sei spinto da una passione vera. Altrimenti soffrirai tanto”, racconta lo chef al Corriere.
Una vita trascorsa a cercare di fare sempre meglio. “Lavoro duramente da anni per questo obiettivo. E con questo obiettivo. Il mio primo ristorante tristellato è stato Don Alfonso ed era il 1996. E da allora ne ho girati davvero tanti. Certo non per divertirmi, ma per imparare. Per conoscere. Per progredire”, ha detto.
Mai una distrazione o un viaggio inteso come vacanza: “Anche quando vado fuori mi porto sempre dietro il mio lavoro”, prosegue.
Poi, un messaggio ai giovani: “Secondo me la differenza la fa il cercare sempre di migliorare e migliorarsi”.