L’accusa dell’attivista svedese al vertice Onu sul clima, ma Trump la ignora
Greta Thunberg ha puntato il dito contro i leader mondiali al vertice Onu sul clima, ma Trump non se ne è curato.
La polizia impaziente, i cittadini allerti. La Grande Mela si è trovata con il fiato sospeso, lunedì 23 settembre, durante il primo giorno del vertice Onu sulla crisi climatica.
91 capi di stato e 45 capi di governo erano tra le dozzine di delegazioni presenti a Manhattan.
Tra i grandi assenti del giorno: il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe alla corona dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman.
Dopo la vociferata – e criticata – assenza del presidente Trump dal summit Onu, il magnate americano ha fatto una breve comparsa alle Nazioni Unite, per la terza volta dalla sua elezione.
“Penso sia giusto dire che questa amministrazione stia guardando l’Onu e le altre istituzioni internazionali con occhio più critico per stabilire la loro efficacia a fronte dei miliardi di dollari dei contribuenti americani” ha chiarito Kelly Craft, la nuova inviata alle Nazioni Unite del governo Trump.
Ma c’è anche chi crede che il soggiorno del presidente statunitense alle Nazioni Unite sia stata solo una ricercata tregua dalle critiche di Washington dopo il suo supporto di una nuova coalizione ucraina per garantirsi una rielezione a casa.
La comparsa last-minute di Trump
Lunedì 23 settembre, il presidente Trump ha declinato l’invito a partecipare a due sessioni dell’Onu sul cambiamento climatico e la salute globale. Data la sua posizione su entrambe le tematiche, sembra che la decisione sia stata dettata da motivi ideologici.
Ma il Segretario Generale all’Onu António Guterres si è mostrato indifferente all’assenza di Trump.
Come ha raccontato Richard Gowan, il direttore dell’Onu al Gruppo di Crisi Internazionale: “Quest’anno è diverso. Guterres e molti Paesi hanno deciso di dare una grande spinta al cambiamento climatico nonostante il disimpegno degli Stati Uniti. Il mondo ha deciso di far funzionare il multilateralismo anche senza gli Stati Uniti se necessario”.
La cancelliera tedesca Angela Merkel si è presentata con un piano da molti miliardi di euro per ridurre le emissioni di gas serra.
Il presidente francese Emmanuel Macron è stato tra quelli che hanno incoraggiato i Paesi presenti a valutare commercio e finanze tenendo in mente la questione climatica.
Il primo ministro britannico Boris Johnson ha annunciato un fondo di 1,3 miliardi di euro per proteggere specie animali a rischio e promuovere tecnologie innovative.
Greta Thunberg: il potere di una giovane
Tutte le loro promesse sono state oscurate dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg, che è stata la vera protagonista del convegno.
Salendo sul palco delle Nazioni Unite, Thunberg ha accusato i leader mondiali di “parole vuote” e di concentrarsi sul “denaro e storielle di crescita economica eterna”.
“Ci state deludendo” ha esordito. “I giovani stanno cominciando a capire il vostro tradimento. Se scegliete di deluderci, non vi perdoneremo mai”.
Tra i partecipanti agli altri incontri della settimana, non sembra che farà una seconda apparizione il presidente statunitense.
Trump, tuttavia, non è sfuggito allo sguardo glaciale di Greta quando i due si sono incontrati nei corridoi dell’Onu.
A seguito di una decisione dell’ultimo minuto, Trump ha saltato un incontro sulla “libertà religiosa”. La dedizione di Trump a quest’ultimo tema era già stata criticata per la sua posizione anti-immigrazione musulmana negli USA.
La questione iraniana
Inoltre, gli occhi di tutti sono stati puntati sulle delegazioni americane e iraniane.
Alcune settimane fa, giravano persino indiscrezioni che Trump e il presidente iraniano Hassan si sarebbero visti per un incontro a sorpresa.
Ma il recente attacco – probabilmente di matrice iraniana – a uno stabilimento petrolifero dell’Arabia Saudita ha escluso alcuna possibilità di un incontro tra Trump e Rouhani.
La presunta minaccia dell’Iran potrebbe apparire nei discorsi degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita, tra cui quello di Trump di oggi, martedì 24 settembre.
Gowan ha detto: “La prospettiva peggiore è che Trump si lanci in un’invettiva contro Tehran simile a quella contro Kim Jong Un nel 2017”.
Tuttavia, sembra che entrambe le fazioni tratterranno l’artiglieria pesante.
Brian Hook, rappresentante speciale all’Iran, ha detto che gli Stati Uniti sperano nella diplomazia e che vinca il pragmatismo.
Ma ha anche descritto “l’espansionismo rivoluzionario” di Tehran e fatto riferimento alle crescenti prove che gli iraniani sono diventati più deboli dopo la pressione esercitata da Trump.
“Ci stiamo difendendo da un attacco ingiustificato da parte degli Stati Uniti”, ha chiarito il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif. “Posso assicurarvi che gli Stati Uniti non ci metteranno in ginocchio con la pressione”.