A quindici anni dall’arrivo della Xylella fastidiosa, una delle peggiori crisi ambientali e agricole italiane, gli ulivi del Salento iniziano a lanciare segnali di rinascita. Il batterio, introdotto nel 2010 nella zona costiera di Gallipoli, ha devastato milioni di ulivi secolari, trasformando profondamente il paesaggio e l’ecosistema pugliese. Oggi, però, tra polloni rigogliosi e germogli che spuntano dai tronchi, emerge un fenomeno di resilienza che riaccende la speranza per il futuro del territorio.
Un paesaggio trasformato
L’arrivo della Xylella nel Salento ha avuto conseguenze drammatiche. Diffusasi tramite la sputacchina, un insetto fitofago, la malattia ha distrutto il sistema vascolare degli alberi, portandoli al disseccamento.
Le iniziali sottovalutazioni e la rapida diffusione lungo arterie di comunicazione come la Statale 16 e le Ferrovie Sud-Est hanno portato al disastro. Intere coltivazioni sono state sterminate.
Le istituzioni hanno cercato di arginare la crisi con misure drastiche, come l’espianto massivo degli alberi, suscitando polemiche e divisioni tra agricoltori, ambientalisti e amministratori. Il dibattito si è ulteriormente acceso nel 2016, quando il Tribunale di Lecce ha bloccato gli abbattimenti, aprendo la strada a teorie del complotto e a strategie non sempre coordinate.
Nonostante i successi parziali delle campagne di monitoraggio e delle misure di contenimento, vaste aree come la piana di Ostuni continuano a vedere ulivi millenari disseccarsi, mentre la monocoltura intensiva e la scarsa biodiversità accelerano la desertificazione del territorio.
La resilienza degli ulivi: polloni e germogli
Parlando con Marco, imprenditore di Miggiano che lavora in molti poderi privati nella zona tra Castro e Leuca, emerge un fenomeno di rigenerazione iniziato nella primavera del 2024. Gli ulivi del Salento, considerati morti e irrecuperabili, stanno cambiando destino: non solo i polloni – germogli che emergono dalle radici – crescono rigogliosi, ma anche i vasi linfatici sopravvissuti stanno producendo nuovi germogli direttamente dai tronchi e dalla chioma degli alberi storici.
La riduzione della carica batterica della Xylella ha reso possibile questa rinascita. Claudio, un agricoltore di Galatina, spiega che la resilienza degli ulivi dipende anche dalla gestione adottata durante la crisi. Gli alberi sottoposti a potature intense e reiterate, che riducevano la chioma e la quantità di foglie infettabili, hanno preservato parte dei loro vasi linfatici. Questo ha limitato l’aggressività del batterio e, nonostante gli alberi apparissero morti per anni, oggi iniziano a rigenerarsi con nuove chiome che si sviluppano direttamente dai tronchi storici, approfittando della ridotta presenza del batterio.
Polloni vs colture industriali
Sempre Claudio, che durante la crisi ha continuato a produrre olio dalle cultivar Leccino (non attaccate dal batterio) mentre curava anche gli alberi apparentemente morti, sottolinea il valore dei polloni come alternativa sostenibile alle nuove piantumazioni.
I polloni, germogli che spuntano direttamente dalle radici, rappresentano una soluzione pratica ed ecologica. Lasciati crescere invece di essere eliminati – come avviene tradizionalmente per evitare che sottraggano energia al tronco – sfruttano le radici profonde e robuste degli alberi originali. Questo permette loro di crescere rapidamente e senza bisogno di grandi quantità d’acqua, un bene prezioso in un territorio arido come il Salento.
Le nuove varietà di ulivi resistenti alla Xylella, invece, vengono piantate in filiere industriali simili a quelle delle colture intensive di frutta in Trentino o in Emilia-Romagna. Tuttavia, queste nuove colture richiedono radici più piccole e una maggiore quantità d’acqua per radicarsi, oltre a risorse significative in termini di tempo e irrigazione.
In molti casi, i polloni hanno dimostrato di crescere più velocemente: da tronchi ormai tagliati alla base sono emersi alberi alti oltre due metri, capaci di produrre olio in tempi più brevi rispetto alle varietà industriali. Soprattutto, questo approccio preserva il paesaggio storico e l’identità del Salento, evitando l’omologazione delle coltivazioni intensive.
Le minacce alla sostenibilità ambientale
Marco racconta che, nonostante i segnali positivi, le istituzioni sembrano ignorare la rigenerazione naturale degli ulivi, favorendo invece politiche che incentivano la ripiantumazione di nuove varietà resistenti alla Xylella. Questo approccio rischia di compromettere gli ulivi storici che stanno mostrando segni di ripresa.
La minaccia più grande, però, resta l’espansione continua della Xylella verso nord. Enzo un architetto del paesaggio che da 50 anni è attivo nella Valle d’Itria, mi fa fare un giro nella piana di Ostuni, uno dei paesaggi più iconici della Puglia, dove il batterio ha già causato la distruzione di ulivi millenari.
A Serranova, dove si trova l’Ulivo del Cristo – stimato con oltre 2.000 anni di età – un privato ha tagliato indiscriminatamente alberi storici per destinare l’area a nuovi insediamenti industriali. Enzo mi racconta che questo intervento è stato fermato solo grazie all’intervento della Regione Puglia, ma non prima che centinaia di ulivi millenari, ancora parzialmente verdi, fossero espiantati.
Questi episodi sottolineano l’importanza di una gestione più consapevole del territorio e la necessità di proteggere i monumenti naturali del Salento. Prendere atto del fenomeno della rigenerazione degli ulivi potrebbe rappresentare un monito per altre aree della Puglia a rischio.
Con una cura meticolosa e tempestiva, forse gli ulivi possono ancora essere salvati, evitando ulteriori devastazioni al patrimonio naturale e culturale della regione. Un futuro da riscrivere La rinascita degli ulivi del Salento dimostra che la natura, se adeguatamente sostenuta, è capace di rigenerarsi.
Tuttavia, la resilienza degli alberi deve essere accompagnata da politiche agricole sostenibili e da una forte attenzione alla biodiversità. La riduzione della carica batterica della Xylella deve diventare una priorità, insieme a strategie che valorizzino il patrimonio naturale e culturale del Salento.
Gli ulivi del Salento, simboli millenari di bellezza e resistenza, rappresentano una speranza per il futuro dell’agricoltura pugliese e un monito contro le scelte miopi che ignorano la sostenibilità ambientale.