Siamo a Milano. Greta è qui per la pre-Cop, una manifestazione di due giorni volta a fissare gli obiettivi in vista della Cop 26, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. Colgo l’occasione per farle una domanda. “Perché il Youth4Climate è importante?”. “Non lo è”, mi risponde. “Però alla fine hai deciso di venire ugualmente”, rilancio. “Mi hanno invitata ed era l’occasione per portare avanti le nostre richieste e battaglie, magari può servire, ma non è detto”. Anche alle altre domande – sulle politiche ambientali in Europa, sugli obiettivi prioritari della Cop26 – oppone risposte telegrafiche e un velo di ostilità, come quando dice che “non basta chiamarsi “verdi” per essere ambientalisti” in riferimento ai recenti risultati delle elezioni in Germania.
Non ama la stampa, Greta, e il “media team” che gestisce le richieste stampa raramente risponde con un “Sì”. Anche per questo motivo partecipa il meno possibile a eventi e conferenze. Prima di accettare l’invito alla Youth4Climate ha esitato a lungo, mi raccontano alcuni attivisti di Fridays For Future, decidendosi infine a venire “solo perché sa che se c’è lei l’attenzione mediatica e istituzionale è molto maggiore”. E su questo di certo non si sbaglia. Una popolarità, quella di Greta, che la mette sul piano dei grandi della Terra: 13 milioni di follower su Instagram, più volte sussurrata vincitrice del Premio Nobel per la Pace, Greta è un’icona. Eppure dopo un primo colloquio con lei penso che me la sarei aspettata più incisiva…
Chiara Piotto, giornalista di Sky TG24, ha seguito la Youth4Climate per il canale.