I cittadini romani scendono di nuovo in piazza per manifestare contro il Tmb Salario, dopo la precedente protesta del 6 ottobre 2018 e l’incendio che ha colpito lo stabilimento Ama a dicembre (qui l’aggiornamento sulle indagini).
L’appuntamento è sabato 16 febbraio alle ore 15, presso via Salaria 981.
La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha assicurato che l’impianto “non riaprirà mai” e che al suo posto sorgerà il nuovo centro direzionale Ama. I cittadini però chiedono atti ufficiali da parte della giunta e della Regione.
In particolare, i manifestanti chiedono: la delibera della giunta Raggi per la chiusura definitiva dell’impianto; il ritiro dell’autorizzazione all’impianto (Aia – (Autorizzazione Integrata Ambientale) da parte della Regione; la bonifica e nuove destinazioni compatibili con l’abitato e un parco per i cittadini.
Senza la revoca dell’Aia infatti, secondo l’Osservatorio permanente sul Tmb, c’è il rischio che l’impianto possa riprendere a funzionare o che l’area venga adibita alla ricezione, alla trasferenza o allo stoccaggio dei rifiuti.
“Chiediamo atti ufficiali, che al momento non ci sono, abbiamo solo gli annunci del sindaco Raggi ma non ci sono state dati né risposte né documenti ufficiali”, ha detto all’Adnkronos Maria Teresa Maccarrone dell’Osservatorio Permanente No Tmb Salario. “Se lì, come annunciato, sorgeranno uffici al posto del Tmb noi ne siamo felici, è quello che avevamo già chiesto alla Muraro in un incontro del 2016, ma al di là degli annunci vogliamo avere la certezza che lì non entrino mai più rifiuti”.
Maccarrone racconta che vivere nella zona intorno al Tmb “per noi ha significato 8 anni di sacrifici e malessere”.
“Parliamo di un impianto che stava a 150 metri dall’asilo nido e a 50 metri dalla prima casa e i cui miasmi ci provocavano mal di testa, nausea, vomito, bruciore agli occhi. Oggi, dopo il secondo incendio diciamo basta”.
L’assessora all’Ambiente di Roma, Pinuccia Montanari, si è dimessa alcuni giorni fa, dopo che la giunta Capitolina ha bocciato il bilancio dell’Ama, l’azienda municipalizzata dei rifiuti.
Senza approvazione del bilancio, la gestione dei rifiuti nella Capitale rischia di finire nel caos, perché le banche potrebbero chiudere definitivamente le linee di credito nei confronti dell’azienda, facendo così saltare, di fatto, il servizio.