Notanee Bourassa è un informatico di nazionalità canadese a cui è stato dato il merito della scoperta di Steve, un nuovo tipo di aurora boreale.
La storia della scoperta di Steve
Nella città canadese di Regina, la notte del 25 luglio del 2016, Bourassa, appassionato di fotografia, era uscito con i figli a osservare il cielo. Quella sera era comparsa una particolare aurora boreale di colore viola, diversa da quella classica di tonalità verde e blu. Bourassa l’ha immortalata con una macchina fotografica Nikon per poi condividere le foto del raro fenomeno celeste con gli amici appassionati di astronomia, a livello amatoriale.
Il 14 marzo 2018 gli scienziati hanno confermato la scoperta sulla rivista Science Advances. In effetti era diversa da qualsiasi altra aurora boreale vista prima. È infatti stata definita come un nuovo tipo che appare come una linea o nastro con un inizio e una fine, al contrario della forma tipicamente ovale delle altre aurore boreali.
“Steve” è differente anche nel colore, che si presenta con sfumature viola e verdi, a differenza dell’aurora boreale già nota di tonalità prevalentemente verde con tinte di blu e rosso.
Il nome “Steve” sta per Strong Thermal Emission Velocity Enhancement e il team Aurorasaurus, uno dei maggiori laboratori della NASA a Greenbelt, nel Maryland (Stati Uniti) Goddard Space Flight Center Nasa con a capo il fisico Elizabeth MacDonald, ha approfondito la scoperta raccogliendo le foto che immortalavano il fenomeno sui social.
Con l’aiuto del collega Eric Donovan dell’università di Calgary, in Canada, la MacDonald e il suo team hanno analizzato le immagini scattate dagli astronomi amatoriali, tra cui quella di Bourassa, e sono arrivati alla conclusione che quell’aurora boreale era davvero unica.
Le caratteristiche di Steve
Come le altre aurore, anche “Steve” è creata da particelle provenienti dal sole in collisione con i campi magnetici che ruotano attorno alla nostra Terra e che generano il display luminoso conosciuto come aurora boreale.
Come notato dalla NASA, la differenza di Steve è nei dettagli: viaggia lungo linee di campo magnetico diverse e appare a latitudini più basse, come nel Canada meridionale, più vicine all’Equatore.
“Steve” è anche associato a un fenomeno chiamato “deriva dello ione subaurorale“, un flusso di particelle estremamente calde e in rapido movimento che gli scienziati hanno studiato a partire dagli anni ’70.
La ricercatrice MacDonald ha dichiarato che la ragione della scoperta di “Steve” è attribuibile al fatto che “la gente potrebbe aver mancato Steve perché le loro macchine fotografiche non erano abbastanza sensibili” e per quanto riguarda il colore insolito afferma: “tutto questo riscaldamento e movimento contribuiscono probabilmente all’aspetto violaceo di Steve”.
Inoltre, grazie alla scoperta di Steve e alla sua mappatura, gli scienziati potranno approfondire studi su dinamica e struttura del campo magnetico terrestre.
Steve! Thank you to @TweetAurora, @sciencemagazine, @NASA, AAC & the rest of the scientific community for the recognition and for using my shots to better explain this strange phenomenon! #Steve #northernlights #auroraborealis https://t.co/XRKwlgq0Yr pic.twitter.com/1etwBKuoXr
— Andy Witteman (@CNLastro) 15 marzo 2018