C’è una nave italiana che si prepara a solcare gli oceani per combattere la plastica che li infesta. La Rev Ocean è nata da Fincantieri ed è senza dubbio il più importante laboratorio tecnologico galleggiante dedicato al salvataggio degli ecosistemi marini dalla plastica e da altre forme di inquinamento.
Lunga 183 metri (è la più grande nave di questo tipo mai concepita e costruita), l’imbarcazione possiede tutte le tecnologie più evolute nel campo dell’esplorazione e dell’attività ambientale. Può rimanere in acqua (in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi condizione atmosferica) per 114 giorni in completa autonomia. Un sistema inceneritore ad alta tecnologia permette l’eliminazione della plastica senza produrre gas nocivi e recuperando il calore prodotto. I motori hanno un pacco di batterie per navigare in elettrico durante le missioni di ricerca con un sistema di recupero dell’energia e tutta l’illuminazione è a Led per ridurre il consumo di energia.
La prima missione sarà al largo di Accra, capitale del Ghana: “La metà della plastica in Ghana finisce in discarica insieme ad altri rifiuti. L’altra metà finisce per le strade, sulle spiagge e in natura”, ha dichiarato Nina Jensen, Ceo di Rev Ocean. Nella capitale del Ghana vengono prodotte ogni anno 270.000 tonnellate di rifiuti di plastica che non finiscono in nessun ciclo dei rifiuti. L’inefficienza dei servizi igienico sanitari della capitale costa circa l’1,6 per cento del Pil nazionale (per quasi 290 milioni di dollari all’anno) e provando a utilizzare un approccio di economica circolare il progetto prevede anche la creazione di posti di lavoro.
Nel caso in cui la missione in Ghana si concluda con successo, l’obiettivo della Fondazione Rev Ocean sarà quello di esportare il modello di intervento in altre città in cui il problema della plastica soffoca l’economia e lo sviluppo delle comunità. La Fondazione di propone anche di istituire una banca dati aperta per consentire l’analisi dei dati degli oceani.
“Guarire l’oceano con i dati” è il titolo del progetto con cui si vuole superare l’annoso problema della mancanza della conoscenza nella ricerca marina. Una prima versione della piattaforma era già stata presentata a San Francisco lo scorso settembre. È un’iniziativa singola (e privata) ma la speranza, cocciuta, è sempre quella che la questione ambientale diventi una priorità dei media, dei governi e delle persone. E questo è sicuramente un passo.