Mentre paesi come la Scozia e la Danimarca, hanno stabilito record di produzione elettrica di un singolo giorno con punte arrivate a sfiorare il 120 per cento, lo scorso 21 maggio l’Italia ha raggiunto il suo picco, toccando l’87 per cento.
A dimostrazione di quanto il passaggio necessario da fonti energetiche fossili a quelle rinnovabili sia inarrestabile.
Questi dati sono stati annunciati dall’amministratore delegato di Terna, società che gestisce la rete elettrica nazionale, Luigi Ferraris, durante l’incontro in cui l’azienda ha presentato i conti dei primi sei mesi dell’anno.
“Il mercato sta cambiando molto velocemente e abbiamo bisogno di aggiungere investimenti”, ha detto Ferraris alla stampa.
Il manager dell’azienda a controllo pubblico ha poi annunciato la presentazione di un nuovo piano di investimenti nei prossimi mesi.
Negli ultimi anni infatti, l’Italia ha chiuso diverse centrali elettriche obsolete, per lo più alimentate a gas o a combustili fossili e che erano altamente inquinanti.
Il passaggio alle fonti rinnovabili però porta con sé il rischio di black-out e cali di tensione, a causa della natura stessa di queste ultime come fonti intermittenti.
Gli impianti ad energia solare infatti non funzionano di notte, come l’eolico non produce energia se il vento cala.
Per ovviare a questo problema l’azienda può soltanto aumentare gli investimenti per rendere più efficiente la rete elettrica.
Nel mese di giugno 2017 Terna rileva che la domanda di energia elettrica in Italia è stata di 27,2 miliardi di kWh, in aumento del 7,6 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Questa domanda è stata soddisfatta per l’89,6 per cento con produzione nazionale e per la quota restante del 10,4 per cento da energia scambiata con l’estero.
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