I norvegesi stanno iniziando a mettere in discussione il loro maggiore settore di esportazione e fonte di ricchezza a causa delle crescenti preoccupazioni sul cambiamento climatico. L’industria norvegese del petrolio, infatti, ha subito un duro colpo dopo che il parlamento norvegese ha deciso di ritirare il suo sostegno alle trivellazioni esplorative presso le isole Lofoten, nell’Artico, considerate una meraviglia naturale.
Dietro questa decisione c’è il partito d’opposizione norvegese laburista, che ha saputo creare una solida maggioranza parlamentare per mantenere quell’area fuori dalle trivellazioni.
La scelta ha del sorprendente se si considera che è stato proprio questo combustibile fossile inquinante a rendere la Norvegia uno dei paesi più ricchi del mondo. Al largo dell’arcipelago, secondo le stime, potrebbero trovarsi da uno a tre miliardi di barili di petrolio.
Le compagnie petrolifere guidate dalla controllata statale Equinor ASA, il più grande produttore norvegese, hanno affermato che ottenere l’accesso alle isole Lofoten è fondamentale affinché il paese possa mantenere la sua produzione, dal momento che le risorse si stanno esaurendo.
“L’intera industria è sorpresa e delusa”, ha detto Karl Eirik Schjott-Pedersen, capo dell’Associazione norvegese per il petrolio e il gas, a Bloomberg. “Non fornisce la prevedibilità da cui dipendiamo”.
In passato, anche alcuni dirigenti del settore petrolifero avevano rinunciato alle Lofoten, lasciandole fuori dalle trivellazioni in virtù di compromessi politici.
Ma sembra che stavolta la battaglia possa spostarsi sulla possibilità o meno di continuare le trivellazioni nel Mare di Barents, che è parte del Mar Glaciale Artico, o modificare il sistema fiscale in vigore nel settore.
Il leader dell’opposizione, Jonas Gahr Store, ha usato parole rassicuranti verso le imprese, dicendo che i laburisti continueranno a sostenere l’industria petrolifera e il sistema fiscale esistente. Tuttavia, ha anche detto che vuole che le società petrolifere in Norvegia si impegnino a rispettare le scadenze per rendere le loro operazioni completamente prive di emissioni.