È arrivata nella tarda serata di ieri a Sharm El-Sheikh Giorgia Meloni, e oggi inizierà la due giorni di confronto con i leader dei 200 Paesi presenti alla Cop27, il 27esimo vertice Onu sui Cambiamenti Climatici. L’intervento della premier nella sessione plenaria è programmato per le 18. Ribadirà che l’Italia partecipa all’impegno assunto dall’Europa di riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e del raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050. Secondo quanto si è appreso nelle scorse ore, Meloni potrebbe anche avere un faccia a faccia con il presidente Abdel Fattah al-Sisi: i rapporti tra Italia ed Egitto restano complicati alla luce delle vicende che hanno coinvolto Giulio Regeni e Patrick Zaki. Alle congratulazioni di al-Sisi per la vittoria alle elezioni la premier rispose confermando l’intenzione di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi facendo riferimento anche al tema dei diritti umani. “No alla ipocrisia. L’Egitto è un paese che vìola sistematicamente i Diritti Umani. Chiediamo al Parlamento ed al Governo italiano di pronunciarsi per la non partecipazione dell’Italia e di presenziare invece agli eventi alternativi”, è il post fissato in alto sulla pagina Facebook di “Giulio Siamo noi”, account collettivo di sostegno alla campagna per la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni.
Sul clima, fondamentale sarà riuscire a raggiungere un’unità di intenti almeno in ambito europeo, in un contesto di tensioni alimentate da un lato dalle polemiche sui diritti umani nel Paese ospitante, l’Egitto, e dall’altro dalle preoccupazioni per la recessione globale, il caro energia, la crisi alimentare e il rilancio delle energie fossili per contrastare gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina. Il summit non parte sotto i migliori auspici: il rapporto pubblicato dal Segretariato della Convenzione alcuni giorni fa mostra come siano necessari ulteriori sforzi per mantenere l’innalzamento della temperatura al 2100 a 1.5 C, come sancito dall’Accordo di Glasgow un anno fa. Verrà ribadito l’impegno di andare oltre la mobilitazione di 100 miliardi di dollari l’anno nella Finanza per il Clima verso i Paesi in via di Sviluppo. Preoccupa però l’assenza al summit di alcuni dei Paesi più inquinanti del mondo, come Cina, Russia e India. I partecipanti alla Conferenza sono suddivisi in due grandi gruppi: da un lato quello dei Paesi ricchi e più sviluppati, responsabili della maggior percentuale di inquinamento globale, capitanati dal G7, a presidenza tedesca. Dall’altro il gruppo G77+Cina – ovvero 134 Paesi emergenti e poveri – attualmente presieduto da Munir Akram, ambasciatore del Pakistan all’Onu.