Carla ha gli occhi stanchi, ma continua a combattere. Giorgio è morto il 25 gennaio scorso, ma lei e suo marito Angelo non si sono fermati un attimo: “Siamo arrabbiati, arrabbiatissimi. Ma la rabbia va convogliata, altrimenti si rischia di impazzire e così abbiamo creato questa associazione”.
Si chiama Giorgio Forever e nasce nel cuore di Taranto, dove Giorgio Di Ponzio è nato e cresciuto. A Taranto, dove Giorgio Di Ponzio ha imparato ad amare disperatamente la vita, nonostante quel cancro che lo ha eroso dentro, che l’ha strappato alla mamma e al papà e ai due fratelli ad appena 16 anni.
Carla parla lenta e racconta del figlio. Solare, vivace, “gattaro”, con un amore spropositato per i motori e la voglia di un futuro che doveva essere suo. Come dovrebbe esserlo per ogni ragazzino. E, invece, a Taranto non è più così scontato.
“Le donne hanno paura. Mi scrivono perché sono terrorizzate, non vogliono che ai loro figli accada quello che è accaduto a Giorgio”, spiega Carla, che non si è arresa alla morte del figlio e che vuole giustizia, fosse anche solo per tutte quelle altre mamme che passano giorni, mesi accanto ai loro bambini, in un letto di ospedale che non avrebbero mai dovuto conoscere.
A uccidere Giorgio è stato l’inquinamento, dice convinta Carla, a cui fa eco il marito Angelo, in prima linea nella battaglia per la chiusura dell’ex Ilva.
Il mostro si vede da lontano. Anche dal centro della città le ciminiere bianche e rosse svettano minacciose. E l’ex Ilva è davvero una minaccia a Taranto. “Pensi che a te non succedano mai queste cose e invece poi succede e ti crolla il mondo addosso”, continua la mamma di Giorgio.
Aveva 12 anni appena quando gli è stato diagnosticato un cancro rarissimo. “Probabilmente l’aveva già da prima, ma per colpa di una serie di diagnosi sbagliate l’abbiamo scoperto quando Giorgio aveva 12 anni e mezzo”, racconta Carla, con lo sguardo fermo e duro di una mamma che lotterà fino allo stremo delle forze per vedere i cancelli dell’ex Ilva sbarrati.
Le difficoltà per la famiglia Di Ponzio sono state tante. In primis quella di trovarsi a combattere con una ricerca ancora troppo carente in fatto di tumori pediatrici. “Il tumore di Giorgio è così raro che a stento si trovano riferimenti su internet ancora oggi”, spiega ancora. Ed è così che nasce l’idea di creare una Onlus che si dedichi alla ricerca pediatrica.
Un progetto ambizioso, che la famiglia Di Ponzio, appoggiata da tanti tarantini e non, è determinata a vedere realizzato. “Quello che bisogna far capire è che questo non succede solo a Taranto: i bambini muoiono di tumore in tante altre zone d’Italia, per questo abbiamo creato un’associazione che raccoglie tutte le vittime, non solo quelle di qua”, spiega insieme al marito.
L’associazione serve a dare un impulso forte, a livello nazionale, alla ricerca, alla prevenzione, ma soprattutto alla battaglia contro un inquinamento che uccide e uccide i più giovani.
In via Acclavio 88 nascono una manciata di metri che parlano di Giorgio. Le foto, le targhe, i dipinti: tutto rimanda a lui e all’ingiustizia che l’ha portato via. Giorgio è l’ennesima vittima del mostro che si staglia alle porte di Taranto, ma è anche il simbolo di una resistenza feroce a quel mostro, è una battaglia che porta il suo nome e che finirà solo quando quelle ciminiere alte e spaventose smetteranno di fumare.
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