La lista delle 20 aziende più inquinanti che potrebbero salvare il mondo
Per salvare il pianeta, bastano 20 aziende. Nel senso che sono 20 le aziende più inquinanti, che con il loro implacabile sfruttamento delle riserve mondiali di petrolio, gas e carbone possono essere direttamente collegate a oltre un terzo di tutte le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Una circostanza che per molti scienziati è in relazione diretta con i cambiamenti climatici. La lista delle 20 aziende l’ha pubblicata il quotidiano inglese Guardian e ci sono tutti o quasi tutti i giganti mondiali degli idrocarburi. Per fare un grosso passo avanti, basterebbe soltanto che cambiasse il modus operandi di queste 20 aziende.
L’elenco, peraltro in parte contestato da alcune delle compagnie in questione, è stato stilato sulla base delle analisi di Richard Heede, ambientalista e ricercatore presso il Climate Accountability Institute americano.
Heed accusa questi colossi di corresponsabilità nella “grande tragedia” che incombe su miliardi di abitanti della Terra. E di essere stati a conoscenza dei rischi già a partire “dalla fine degli anni cinquanta”, ma di averli “deliberatamente ignorati”, sabotando talora le contromisure.
Sette delle 20 compagnie hanno tuttavia replicato al Guardian respingendo le accuse. Alcune hanno affermato di non poter essere ritenute direttamente colpevoli dell’uso fatto dai consumatori di petrolio, gas o carbone estratti. Oppure hanno negato che l’impatto delle emissioni sia noto da 60 anni. O ancora hanno smentito azioni collettive delle industrie per ritardare risposte economicamente svantaggiose per loro.
La lista delle 20 aziende più inquinanti al mondo (Guardian)
Le prime 20 aziende della lista hanno contribuito al 35 per cento di tutto il biossido di carbonio e del metano legati all’energia in tutto il mondo, per un totale di 480 miliardi di tonnellate di equivalente di biossido di carbonio (GtCO2e) dal 1965.
Chevron è in cima alla lista delle otto società di proprietà degli investitori, seguita da vicino da Exxon, BP e Shell. Insieme, queste quattro aziende globali sono responsabili di oltre il 10 per cento delle emissioni di carbonio del mondo dal 1965.
La lista conteggia il contributo attribuito a ciascuna società nelle emissioni di anidride carbonica su un totale quantificato in 480 miliardi di tonnellate per l’intero settore: oltre un terzo dell’ammontare planetario stimato fra il 1965 e il 2017.
E vede nettamente in testa la holding statale saudita Saudi Aramco, con una quota d’inquinamento pari a 59,26, seguita dall’americana Chevron, dalla russa Gazprom e dall’americana ExxonMobil tutte oltre il livello 40.
Ci sono poi l’iraniana National Iranian Oil Co, la britannica BP, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell indicate sopra quota 30, con a ruota aziende statali o private di altri Paesi (India, Cina, Venezuela, Francia, Emirati, Kuwait, Iraq, Brasile, ancora Usa e così via).
Azioni politiche per affrontare le compagnie petrolifere, del carbone e del gas
La grande tragedia della crisi climatica, scrive il quotidiano inglese, è che sette miliardi e mezzo di persone devono pagare il prezzo – sotto forma di un pianeta degradato – affinché un paio di dozzine di potenti con interessi inquinanti possano continuare a realizzare profitti record.
Per questo, c’è bisogno di azioni politiche per affrontare le compagnie petrolifere, del carbone e del gas.