L’Italia sarà il primo paese al mondo a rendere obbligatorio a scuola lo studio dei cambiamenti climatici
L’Italia sarà il primo paese a rendere obbligatorio lo studio dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile nelle scuole di ogni ordine e grado. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti in un’intervista a Reuters. “L’intero ministero sta cambiando per fare della sostenibilità e del clima il centro del modello educativo”, ha detto. “Voglio fare del sistema educativo italiano il primo che pone l’ambiente e la società al centro di ciò che impariamo”, ha detto il ministro in quota M5s.
Fioramonti ha detto che dal prossimo settembre 2020 tutte le scuole pubbliche dovranno dedicare 33 ore all’anno allo studio dei cambiamenti climatici, e contestualmente materie tradizionali come geografia, matematica e fisica, saranno studiate in una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile. Le lezioni sui cambiamenti climatici rientrano nell’insegnamento dell’educazione civica, che partirà con il prossimo anno scolastico.
Fioramonti ha specificato che è una legge approvata alcuni mesi fa, quando il M5s governava insieme alla Lega, a dargli la possibilità di introdurre lezioni sui cambiamenti climatici. Si tratta della legge 92 del 2019.
La legge, all’articolo 2 recita: “A decorrere dal 1 settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società”.
Il senso di questa ambiziosa operazione fortemente voluta dal ministro Fioramonti si può riscontrare nelle premesse stesse della legge in cui si dice che “l’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità” e che l’educazione civica serve a promuovere principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona”.
Il programma che prevede 33 ore di lezione annuali in cambiamenti climatici, circa una a settimana, sarà usato come programma pilota per inserire l’intera agenda sul clima delle Nazioni Unite nel curriculum delle lezioni di educazione civica, scrive il New York Times che ha intervistato il ministro dell’Istruzione italiano sullo stesso tema.
Un gruppo di esperti – tra cui Jeffrey D. Sachs, direttore dell’Harvard Institute for International Development e Kate Raworth dell’Istituto sul cambiamento ambientale dell’Università di Oxford – fungerà da “peer reviewer” per aiutare lo staff del ministero a preparare il programma. “Entro gennaio”, ha detto Fioramonti al quotidiano statunitense, il ministero saremo pronti per la formazione degli insegnanti.
“Per i bambini dai 6 agli 11 anni”, ha detto Fioramonti, “stiamo pensando di utilizzare il modello delle fiabe”. Per gli studenti delle medie poi ci saranno lezioni basate su informazioni più tecniche, mentre per quelli delle scuole superiori, si andrà più a fondo studiando l’agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile 2030.
Fioramonti non ha mai nascosto le sue posizioni a favore dell’ambiente. Alcuni mesi fa, in occasione della marcia per il clima, lo stesso ministro aveva invitato tutti gli studenti a partecipare, chiedendo alle scuole di non considerarla un’assenza. Ed è tra i principali fautori della tassa sulla plastica e sugli alimenti zuccherati, che sono state effettivamente inserite nella manovra economica 2020.
“Sono stato ridicolizzato da tutti e trattato come lo scemo del villaggio e ora, pochi mesi dopo, il governo sta usando due di queste proposte e mi sembra che sempre più persone siano convinte che sia la strada da percorrere”, ha detto Fioramonti, che già pensa a una tassa sui voi aerei. Secondo il ministro imposte queste hanno il vantaggio di disincentivare comportamenti anti-ecologici, e ricavare risorse da destinare alla scuola o ad altri settori.
Un ministro su posizioni antitetiche a quelle di Salvini, come dice lui stesso: “Voglio rappresentare l’Italia che si oppone a tutto ciò che Salvini esprime. Dobbiamo costruire una narrazione diversa e non aver paura di dire qualcosa che a Salvini potrebbe non piacere, perché è per questo che esistiamo”, ha proseguito.
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