Icona globale della lotta ai cambiamenti climatici, candidata al Nobel per la pace, la 16enne Greta Thunberg da qualche tempo deve fare i conti anche con le immancabili frotte di haters che la attaccano, specie sui social.
In questi giorni è stata diffusa una foto (condivisa dalla stessa ragazza qualche tempo fa) che la ritrae in treno. Davanti a lei, su un tavolinetto, ci sono del pancarrè conservato nelle classiche confezioni di plastica e altri prodotti, anch’essi confezionati.
Lo scatto, insomma, avrebbe dimostrato la presunta incoerenza della 16enne svedese, paladina dell’ambientalismo ma pronta, secondo gli odiatori del web, a mangiare cibo confezionato nella plastica.
Greta ha risposto agli haters con queste parole: “È un buon segno che mi odino, perché vuol dire che mi percepiscono come una minaccia”. Ennesima dimostrazione di saggezza da parte di una ragazzina che ha dato il là a un movimento globale come quello degli scioperi sul clima.
La 16enne è intervenuta anche sulla vicenda specifica della foto: “Abbiamo fatto un viaggio di 32 ore in treno – ha detto – Dovevamo mangiare qualcosa, e questi prodotti si vendono appunto imballati, non potevamo portarci tutto da casa”.
La foto aveva suscitato i commenti più disparati e odiosi: “Ecco l’icona dell’ambientalismo che mangia cibo in plastica mentre migliaia di studenti tra cui i nostri figli manifestano in piazza. Negli ultimi decenni chi sfrutta il business dell’ecologia è riuscito a indottrinarli bene”, aveva scritto un utente sui social.
Del resto, non sono stati solo i leoni da tastiera ad attaccare la 16enne svedese. Anche noti personaggi del mondo dello spettacolo si sono scagliati contro di lei, a partire da Rita Pavone, che l’aveva definita un “personaggio da film horror”, rivelando di provare “disagio” alla sua vista.
Anche un celebre volto della tv italiana come Nadia Toffa ha espresso scetticismo nei confronti della Thunberg e del suo ruolo di icona del movimento ambientalista, avanzando il sospetto che la ragazzina sia in qualche modo manovrata da potenti che vogliono pulirsi la coscienza per i loro fallimenti in materia di cambiamenti climatici.