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    L’energia pulita è un diritto: ecco le proposte del Forum DD per un “welfare energetico locale”

    Credit: Unsplash
    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 15 Nov. 2024 alle 17:19

    La crisi climatica e le politiche per contrastarla stanno generando nuovi rischi sociali che espongono soprattutto la popolazione più vulnerabile. La funzione del welfare va quindi riletta in una prospettiva eco-sociale, con particolare attenzione alla questione dell’accesso all’energia: occorre arrivare alla definizione di un welfare energetico che riconosca l’accesso all’energia rinnovabile e all’efficientamento energetico dei consumi come diritto di cittadinanza e il protagonismo delle persone nella transizione come diritto sociale e istanza di partecipazione democratica.

    È questa la riflessione al centro della conferenza “Welfare energetico locale. Una nuova frontiera di giustizia sociale e ambientale di fronte alla crisi climatica”, in corso a Roma il 15 e il 16 novembre e organizzata dal Disuguaglianze e Diversità.

    Un “Welfare energetico locale” (Wel), perché costruito mettendo al centro i luoghi di vita intesi come spazi di possibilità per concretizzare una transizione energetica capace di rispondere ai bisogni delle persone.

    L’analisi è stata condotta, da un lato, a partire da quanto emerso da due anni di ricerca-azione a livello locale con il progetto Wel, realizzato insieme alla Fondazione Basso e, dall’altro, raccogliendo la competenza in campo sociale e ambientale di alcune organizzazioni – Caritas, CittadinanzAttiva, Cnca, Ecco, Coop. ènostra, Fondazione Messina, Legambiente, Kyoto Club, Nuove Rigenerazioni – che hanno allargato lo sguardo alla politica nazionale ed europea e contribuito alla stesura del documento.

    Oltre all’analisi, il lavoro del ForumDD e delle organizzazioni che hanno collaborato alla stesura del documento, costituito da un’introduzione e da schede che vogliono aprire una riflessione e una traccia per lavori futuri, si concentra su una serie di proposte e osservazioni concrete.

    Le misure avanzate nel documento si rifanno a tre grandi ambiti: quelle di sostegno al reddito affinché le persone abbiano la possibilità economica di fare scelte in campo energetico; quelle che mettono sul tavolo incentivi per soluzioni tecniche e tecnologiche; quelle che favoriscono la creazione di infrastrutture sociali.

    Rientrano, per esempio, nella prima categoria le proposte avanzate per “correggere” il Bonus sociale per l’elettricità e per il gas per il quale si propone, tra le altre cose, una campagna informativa chiara e mirata, l’estensione dell’automatismo anche per il disagio fisico, l’introduzione delle caratteristiche climatiche dei territori tra i criteri per l’assegnazione e di meccanismi di maggiore tutela nel contesto del mercato libero.

    Nel secondo ambito rientra, per esempio, la cosiddetta direttiva Case Green che l’Italia dovrà recepire entro la fine del 2025 istituendo un Piano nazionale per costruire il quale il governo avrà a disposizione molti strumenti di flessibilità per inserire misure volte a facilitare l’accesso alle famiglie vulnerabili. Da qui le proposte di prevedere la cessione del credito per chi non ha la capienza fiscale sufficiente ad assorbire l’importo incentivato; l’integrazione delle politiche sugli edifici con interventi a scala di comunità e di quartiere; la concentrazione delle risorse sull’Edilizia residenziale pubblica, ristrutturando anche gli strumenti già in essere, come il Conto Termico (per il quale si propone, ad esempio, di portare al 100% i rimborsi per alcune categorie come il patrimonio edilizio pubblico).

    Infine l’attenzione al rafforzamento per le infrastrutture sociali. Vanno in questa direzione, tra le altre: l’analisi dei provvedimenti relativi alle Comunità energetiche rinnovabili, da integrare per andare nella direzione di un coinvolgimento consapevole degli attori sociali fragili e della costruzione di legami di solidarietà che vanno oltre una dimensione puramente utilitaristica; la proposta di dare un ruolo maggiore ai sindaci e alla società civile organizzata nell’ambito del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), fondamentale per fronteggiare eventi estremi come le alluvioni, nella consapevolezza, oggi totalmente assente dal Piano, della funzione delle infrastrutture sociali e della qualificazione delle relazioni di prossimità che incrementano le capacità di una comunità di prepararsi e di saper rispondere agli impatti climatici attuali e futuri.

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