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    Energia geotermica verde, ma non sfruttata

    Il calore che viene prodotto dalle fonti geologiche potrebbe potenzialmente soddisfare tutto il fabbisogno energetico mondiale. Ma al momento viene snobbata.

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 27 Apr. 2022 alle 18:31

    Articolo originale di Stradenuove.net

    Esiste una fonte di energia verde e rinnovabile, in grado di coprire grandi percentuali di fabbisogno energetico mondiale, con potenzialità di sviluppo enormi, ma che purtroppo viene utilizzata pochissimo. Stiamo parlando dell’ energia geotermica, che viene prodotta del calore naturale della Terra. Il principio che ne determina l’origine, semplificando, è il seguente: la temperatura del suolo aumenta man mano che si scende in profondità, registrando un incremento di circa 3 gradi centigradi ogni 100 metri. Tale riscaldamento è innescato da diversi fattori, tra cui i processi di decadimento naturale di alcuni elementi radioattivi quali uranio, torio e potassio. Questi fenomeni naturali generano energia termica. Le acque sotterranee, a contatto con rocce ad alte temperature, si trasformano in vapore che, quando viene sfruttato, produce elettricità e calore.

    Una storia italiana

    La prima volta che l’energia geotermica fu utilizzata per produrre elettricità fu nel 1904, in Italia. Più precisamente in Toscana, a Larderello, piccolo comune in provincia di Pisa: fu esattamente lì che fu inaugurato il primo impianto geotermico al mondo, fortemente voluto dal conte Piero Ginori Conti. Al momento dell’inaugurazione, l’energia prodotta dalla centrale permise l’accensione di quattro lampadine: erano i primi esperimenti, che dimostravano come il calore estratto dalle viscere della terra potesse essere realmente una fonte energetica utile a sostenere la modernità, che richiedeva sempre più energia per soddisfare le crescenti richieste di calore e di elettricità. Un rapporto, quella tra l’energia geotermica e l’Italia, che è proseguito negli anni, pur se tra altri e bassi. La centrale di Larderello, con il passare del tempo, è diventata una delle più grandi ed importanti al mondo. Nel paese ne sono poi state costruite altre: oltre alla Toscana, che è un’area particolarmente favorevole alla produzione geotermica, ne sono sorte in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Emilia Romagna, in Campania, in Sicilia. Tante centrali per una produzione di energia modesta: la produzione geotermica soddisfa infatti meno del 2% del fabbisogno energetico nazionale.

    Una grande risorsa che non viene sfruttata

    A colpire, nell’analizzare la storia ed i numeri della geotermia in Italia e nel mondo, sono i dati: infatti la bassissima percentuale di copertura del fabbisogno energetico che si registra nel nostro paese (meno del 2%), è pressoché replicata a livello mondiale. L’energia geotermica “copre” a livello globale circa l’1% della richiesta energetica. Come è possibile? Perché una risorsa a basso costo, rinnovabile, non inquinante viene utilizzata così poco? I motivi sono diversi: tralasciando le questioni di “business” e convenienza, che hanno portato a privilegiare altre fonti energetiche non solo per motivi tecnici ma anche e soprattutto politici, diciamo subito che i costi di perforazione e di avvio di una centrale sono alti.

    Il costo di produzione poi viene abbattuto con l’operatività nel tempo: ma ad oggi, con percentuali così basse di utilizzo, non appare probabilmente conveniente avviare impianti geotermici. Anche se ci sono delle eccezioni: ad esempio in Islanda l’85% delle case è riscaldata dall’energia geotermica. Un dato senza dubbio favorito dalla morfologia del territorio islandese, che è particolarmente adatta allo sfruttamento della potenza energetica sprigionata dalla terra.

    L’utilizzo sistematico dell’energia geotermica è presente comunque anche in altri paesi: la classifica dei primi dieci stati al mondo che utilizzano energia geotermica – stilata alla fine del 2019 – vede in testa gli Stati Uniti, seguiti nell’ordine dall’Indonesia, dalle Filippine, dalla Turchia, dalla Nuova Zelanda, dal Messico, dall’Italia (settima), dal Kenya. Al nono posto l’Islanda ed al decimo il Giappone. Paesi molti diversi tra loro per PIL, per produzione industriale e per i livelli di richiesta energetica: segno questo di come, in realtà, non esista un progetto globale e condiviso di sfruttamento dell’energia geotermica.

    Una fonte energetica destinata a crescere

    Ma il destino dell’energia geotermica, a meno che non intervengano novità scientifiche e tecnologiche tali da individuare una rinnovabile a basso costo e potenziale alto impatto, è quello di diventare sempre meno marginale nelle dinamiche di approvvigionamento energetico globale. Già nel 2006 il prestigioso Massachussetts Insitute of Technology presentò un report, “The Future of Geothermal Energy”, secondo il quale entro il 2050 sarebbe stato possibile “coprire” almeno il 10% del fabbisogni energetico degli Stati Uniti grazie alla geotermia. Parliamo di una quota pari a quella dell’attuale contributo del nucleare e delle rinnovabili. In Italia, nel 2014, una stima realizzata dall’Ordine dei Geologi della Campania, in seguito ad uno studio sul potenziale dell’area geotermica di Ischia – Campi Flegrei (una delle più ricche d’Italia), descrisse come “di 20 volte più ampia” la possibilità di produzione di energia geotermica: una prospettiva che, in proporzione, vedrebbe quasi il 40% del fabbisogno energetico nazionale coperto dagli impianti geotermici. Una stima forse più realistica fu realizzata nel 2010: se tutti i progetti di sviluppo geotermico presentati a livello nazionale fino a quel momento fossero stati realizzati, il contributo energetico geotermico sarebbe più che raddoppiato in pochi anni.

    Lo stesso Ordine dei Geologi, questa volta a livello nazionale, nel 2018 organizzò un convegno, sempre sulla Geotermia.
    «Tra le energie verdi, tuttavia, chi segna il passo è proprio la geotermia che ha potenzialità enormi ancora non sfruttate, mentre eolico e fotovoltaico sono ormai prossime alla saturazione»: queste le parole con le quali Francesco Peduto, Presidente del Consiglio dei Geologi, aprì il suo intervento. La pandemia non si era ancora manifestata, insieme alle sue conseguenze; e tantomeno la guerra, che ha ancora di più enfatizzato una crisi energetica che, insieme all’emergenza climatica, rende necessario individuare in fretta nuove fonti energetiche rinnovabili, green e che garantiscano il più possibile l’indipendenza energetica (almeno nel caso dell’Italia). La geotermia potrebbe essere una ottima soluzione.

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