Il Regno Unito ha dichiarato l’emergenza climatica: è il primo paese al mondo a farlo. La Camera dei Comuni britannica ha approvato la mozione presentata dal leader dei laburisti Jeremy Corbyn.
Nei giorni scorsi si erano tenute diverse manifestazione in piazza da parte di gruppi ecologisti al grido di “There in no planet B” (Non c’è un pianeta B).
L’obiettivo è quello di arrivare al 2050 con il raggiungimento del livello zero di emissioni di CO2, un uso più diffuso delle energie rinnovabili, l’adozione di piani di green economy e la riduzione dei rifiuti.
Corbyn aveva parlato di “dovere storico” ricordando che il tempo stringe e che “viviamo una crisi globale”. Il leader dei Labour ha fatto presente come questa crisi possa portare “pericolosamente in una spirale fuori controllo, a meno di azioni rapide e marcate”.
Entro il 2030 le emissioni dovranno già essere drasticamente tagliate per arrivare a quota 0 nel 2050. Secondo il rapporto “Global Warming” presentato nel 2018 dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), se l’uomo continuerà a emettere la stessa quantità di CO2, la temperatura del nostro pianeta aumenterà di un grado e mezzo entro proprio il 2030.
“Prendiamo l’impegno di lavorare con altri Paesi per allontanare la catastrofe climatica e per rendere chiaro a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali”, ha chiarito il politico britannico 69enne.
Il Comune di Londra, guidato dal sindaco Labour Sadiq Khan, aveva già dichiarato l’emergenza climatica: alla capitale britannica si sono poi unite Edimburgo, Oxford, Cambridge e Newcastle.
Leggi l'articolo originale su TPI.it