Dal 21 al 29 novembre si svolge l’edizione 2020 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, il cui tema verte sui “rifiuti invisibili”, ma che si intreccia con la delicata questione del costo ambientale derivante del Covid-19 e dai dispositivi che si utilizzano per scongiurare il contagio.
In Italia, la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) è promossa da un Comitato formato da CNI Unesco, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Utilitalia, Anci, Città Metropolitana di Torino, Legambiente, Regione Siciliana e AICA, con E.R.I.C.A. Soc. Coop. in qualità di partner tecnico.
Il suo scopo è promuovere la realizzazione di azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità e sulla corretta gestione dei rifiuti. L’accento è quindi sulla prevenzione dei rifiuti e ogni azione mostra come ogni attore della società – compresi i singoli cittadini – possa, in modo creativo, contribuire a ridurre i rifiuti in prima persona e a comunicare questo messaggio d’azione agli altri.
La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti nasce all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea, con l’obiettivo primario di sensibilizzare le istituzioni, i consumatori e tutti gli altri stakeholder circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea, che gli Stati membri devono perseguire, anche alla luce delle recenti disposizioni normative (direttiva quadro sui rifiuti, 2008/98/CE).
Nell’edizione 2019 della campagna in Italia sono state registrate circa 6.000 azioni, sulle 12.871 registrate in tutta Europa. Il target specifico fissato per il 2020 è sensibilizzare i consumatori sui “rifiuti invisibili” che si producono con oggetti di uso comune e il claim “Qual è il tuo vero peso?” invita a considerare l’effettivo impatto con il quale ognuno di noi, appunto, “pesa” sull’ecosistema. Una serie di visual molto efficaci evidenziano nel dettaglio il “peso reale” di ciascun oggetto: ad esempio, i vari processi connessi alla produzione e distribuzione di un cellulare che pesa meno di 200 grammi produce rifiuti per 86 kg! Ecco altri due esempi:
In un anno profondamente segnato dalla drammatica pandemia di Covid-19, bisogna anche prendere in considerazione il costo ambientale derivante dagli strumenti necessari per arginare i contagi. Anche da questo punto di vista, è fondamentale l’impegno e il senso civico di ognuno di noi, in quanto troppo spesso si vedono mascherine e guanti gettati per strada, causando non solo inquinamento, ma anche il rischio di contagio, non essendo possibile escludere che il virus sia depositato sulla superficie di questi DPI. Ma il problema è ben più ampio e, come tale, è approdato in Parlamento: il Senatore di FDI Luca De Carlo ha infatti presentato un’interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa per sapere quali strategie si intendano implementare per lo smaltimento di questi prodotti, tanto necessari quanto potenzialmente dannosi.
“Secondo una stima del Politecnico di Torino, infatti, la produzione di rifiuti conseguente all’utilizzo delle mascherine corrisponderebbe a circa 400 tonnellate al giorno. Questo spiega perché il tema del loro smaltimento e dell’incentivo alla produzione di mascherine certificate riutilizzabili risultino sempre più urgenti. Senza tralasciare l’importante valore educativo che assumerebbe un’azione di promozione all’utilizzo di mascherine riutilizzabili sia tra gli studenti delle scuole sia tra i dipendenti dei pubblici uffici”, spiega De Carlo.
Un dato ancora più allarmante è quello contenuto nella relazione “Emergenza epidemiologica Covid-19 e ciclo dei rifiuti”, presentata dalla Commissione Ecomafie a Montecitorio. Dall’inizio della pandemia, infatti, in Italia sono state prodotte 300mila tonnellate di rifiuti, un dato che ovviamente rischia di aumentare quanto più lunga sarà la via di uscita dalla crisi sanitaria.
L’allarme è molto elevato, in quanto le mascherine chirurgiche impiegano circa 450 anni per degradarsi e la loro presenza nelle acque marine mette a rischio sia l’ecosistema che la sopravvivenza degli animali: il caso del pinguino recentemente ritrovato morto su una spiaggia brasiliana, dopo aver ingerito una mascherina, è “solo” un caso eclatante, che purtroppo potrebbe non rimanere isolato. L’unico modo per evitare che ai disastri sanitari si sommi l’effetto di una bomba ecologica è sensibilizzare i cittadini a buttare le mascherine usate nei cassonetti della raccolta indifferenziata, cosicché siano poi correttamente bruciati negli inceneritori.
Campagne come “E’ tua”, lanciata dal Comune di Livorno, servono appunto per stimolare la cittadinanza ad adottare atteggiamenti più responsabili. Le buone notizie sul fronte del vaccino anti-Covid ci fanno sperare che la luce alla fine del tunnel sia meno lontana, ma una volta fuori avremo molti danni da riparare e non possiamo permetterci di aggiungere quello all’ambiente, già minacciato da varie tipologie di rifiuti.
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