Clima, Cina e Russia dicono no al parco marino protetto in Antartide
Il no di Cina e Russia fa fallire ancora una volta il tentativo guidato da Australia, Francia e Ue di dichiarare un parco marino protetto di un milione di chilometri quadrati a est dell’Antartide. Nella riunione della Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide (Ccamlr), a cui aderiscono 25 Paesi fra cui l’Italia, oltre all’Unione Europea, è mancato nuovamente il voto unanime richiesto dalla sua costituzione.
Con la riunione annuale che si è tenuta nei giorni scorsi a Hobart in Tasmania, si sperava venisse finalmente approvata la dichiarazione intesa a preservare la biodiversità e aiutare a mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Ma la proposta è stata respinta per l’ottava volta, con il voto contrario di Cina e Russia, che conducono pesca industriale nell’Oceano Meridionale.
East Antarctic Marine Park, cos’è
L’East Antarctic Marine Park avrebbe protetto tre aree distinte, coprendo habitat cruciali e terreni di foraggiamento di pinguini, foche, balene e uccelli marini.
Le acque che circondano l’Antartide sono tra le più incontaminate al mondo, ma sono anche tra le più vulnerabili e il braccio di ferro sul loro destino va avanti da tempo.
Nell’Oceano Antartico vivono più di 10mila specie, tra le quali la maggior parte dei pinguini del mondo, balene, uccelli marini, un tipo particolare di calamaro e merluzzo che sono l’obiettivo principale dei pescherecci che operano in questa regione.
L’Oceano meridionale è inoltre considerato un’area essenziale per la ricerca scientifica sia per lo studio del funzionamento di ecosistemi marini intatti, sia per determinare gli effetti del cambiamento climatico globale.
La Convenzione per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide fu firmata a Canberra il 20 maggio 1980 ed entrò in vigore due anni dopo, con l’obiettivo di preservare la vita marina e l’integrità dell’ambiente antartico. La Ccamlr fa parte del trattato Antartico, o trattato di Washington, stipulato nel 1959 ed entrato in vigore nel 1961, che definisce l’utilizzo delle parti disabitate dell’Antartide che si trovano a sud dei 60 gradi di latitudine Sud.
Nella riunione dei giorni scorsi sono stati tuttavia raggiunti accordi per adottare un nuovo piano per monitorare il krill, una fonte di cibo critica per molte specie antartiche, mentre un importante gruppo del settore di pesca del krill ha accettato di estendere le restrizioni autoimposte sulla pesca in certe aree durate i periodi di nidificazione e di riproduzione dei pinguini.
La Commissione ha inoltre imposto il divieto ai pescherecci di disperdere in mare plastica, carburanti o lubrificanti nell’intera area di 35,7 milioni di km quadrati coperta dalla convenzione, pari a circa il 10 per cento degli oceani del mondo.
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