La carne creata in laboratorio potrebbe essere sui menù dei ristoranti entro la fine del 2018, ha detto all’Independent uno dei produttori.
I prodotti animali in vitro, che vengono spesso definiti “carne pulita”, sono creati attraverso il prelievo delle cellule staminali dal bestiame, effettuato durante la biopsia.
Le cellule raccolte vengono poi “coltivate” all’interno dei laboratori per alcune settimane.
Alcuni ambientalisti pensano che questo tipo di processo possa essere fondamentale per la riduzione del riscaldamento globale.
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Stando a quello che ha dichiarato Josh Tetrick, amministratore delegato dell’azienda produttrice di carne pulita JUST, i primi prodotti animali creati in laboratorio potrebbero essere reperibili nei ristoranti entro pochi mesi.
Tetrick, infatti, ha annunciato alla CNN che crocchette di pollo, salsicce e foie gras creati in laboratorio potrebbero essere serviti nei ristoranti di Stati Uniti e Asia “prima della fine del 2018”.
I principali ostacoli per la diffusione della carne pulita, ha detto Tetrick, rimangono la percezione pubblica e la riluttanza delle persone nell’accettare di ingerire qualcosa di diverso dalla carne degli animali tradizionalmente allevati.
Anche se un recente studio condotto negli Stati Uniti ha rivelato che un terzo degli americani vorrebbe mangiare regolarmente carne pulita, come rimpiazzo della carne classica.
Prima di invadere il mercato, comunque, restano da risolvere “problemi rognosi, questioni normative e di comunicazione”, ha detto Tetrick in un’intervista al Guardian.
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La sua posizione è condivisa da Mosa Meat, il cui laboratorio ha sede all’Università di Maastricht, nei Paesi Bassi, ed è stato responsabile della creazione del primo hamburger coltivato del mondo.
Il responsabile scientifico della società, il professor Mark Post, ha infatti affermato che il processo di approvazione delle normative potrebbe ritardare anche di anni la distribuzione dei campioni ai fornitori.
Un altro problema della distribuzione della carne pulita è il prezzo troppo elevato: Memphis Meats, una società di tecnologia alimentare con sede a San Francisco, deve spendere quasi 2mila euro per produrre appena 450 grammi di carne bovina.
Ma i produttori sanno che il prezzo crollerà nel momento in cui le tecniche di produzione diventeranno più semplici e rapide.
L’associazione per i diritti degli animali Peta investe nella carne in vitro da sei anni: nel 2014 ha offerto una ricompensa di quasi 900mila euro per il primo scienziato che riuscisse a produrre e portare sul mercato carne di pollo in vitro.
“Riteniamo che sia il primo passo importante verso la realizzazione del sogno di mettere carne reale, rispettosa dell’ambiente e prodotta in modo umano, nelle mani e nelle bocche delle persone che insistono nel mangiare carne animale”, ha dichiarato l’associazione.
In effetti l’allevamento è uno dei fattori più incidenti nell’inquinamento globale: si stima che il 14,5 per cento delle emissioni inquinanti del pianeta derivino dal mantenimento del bestiame e dal suo consumo – più che dall’intero settore dei trasporti.
Il bestiame emette metano, un potente gas che causa l’effetto serra, mentre la pulizia del terreno e i fertilizzanti rilasciano grandi quantità di carbonio.