Perché in Australia ci sono così tanti incendi e da mesi non si estinguono
I venti sono diminuiti e le temperature sono scese negli stati australiani di Victoria e del Nuovo Galles del Sud ma le autorità di entrambi gli stati hanno sottolineato che il pericolo di ulteriori incendi è tutt’altro che passato.
Quello che si sta verificando in Australia resterà nella storia, se una storia ancora ci sarà da scrivere: per numero ed estensione, esistono pochi precedenti simili nel passato.
Solo nel Nuovo Galles del Sud sono stati bruciati più di 4 milioni di ettari, pari al doppio della Lombardia, e il numero aumenta. Secondo le ultime stime dell’Università di Sydney, circa 480 milioni di mammiferi, uccelli, rettili e altri animali sono morti a causa dei devastanti incendi boschivi del 2019, mentre nelle Blue Mountains solo a novembre e dicembre è andato bruciato il 50% delle riserve naturali.
Attualmente sono in corso circa 90 incendi nello stato, che si sommano a quelli degli stati vicini.
In questi giorni l’aria a Sydney è tra le più inquinate del pianeta, e in ampie zone del sud est del paese il cielo è grigio e arancione a causa delle ceneri sollevate negli incendi. Il fumo e la cenere sono arrivati perfino in Nuova Zelanda, dove le nevi e i ghiacciai si sono tinti di marrone.
Gli incendi in Australia hanno causato la morte di mezzo miliardo di animali, e nessuno ne parla
Incendi in Australia: l’inizio della catastrofe
I primi incendi sono scoppiati il 6 settembre, nel Nuovo Galles del Sud, tra Drake e Tenterfield, mietendo già da subito le prime vittime e danneggiando le prime abitazioni. Poi agli inizi di novembre hanno preso fuoco quasi 190.000 ettari nelle Gospers Mountain, nel Wollemi National Park, vicino alle più famose Blue Mountains.
A questo punto le notizie dei drammatici incendi hanno cominciato a diffondersi. Presto, poi, si sono aggiunti nuovi incendi nel Queensland e nello stato di Victoria.
A oggi, il Nuovo Galles del Sud è sicuramente lo Stato più duramente colpito, con un bilancio di 1,65 milioni di ettari rasi al suolo, sei morti e circa 700 abitazioni distrutte. Il Queensland ha perso altri 180.000 ettari e nello stato di Victoria, a complicare il tutto, ci si sono messi di mezzo venti a più di 100 km/h, che hanno alzato le fiamme, diffuso gli incendi e reso più difficili i soccorsi.
Infine diversi focolai si sono verificati in Tasmania e nella penisola di Yorke dove sono stati persi altri 5.000 ettari.
Le cause scatenanti
Le più comuni sono i fulmini e lapoca attenzione dell’uomo, a cui si aggiunge anche lo strano comportamento ancora poco conosciuto di una specie di uccelli rapaci chiamati sparvieri.
Infatti questi uccelli contribuiscono ad alimentare l’incendio attraverso pezzi di legno infuocato trasportati in zone vicine grazie agli artigli di cui sono dotati.
Gli esperti attribuiscono questo comportamento a una strategia di caccia, cioè hanno compreso che le fiamme mettono in fuga animali ed insetti che in tal modo diventano prede più facili da catturare.
Ci sono incendi scoppiati per tralicci della corrente caduti per i venti che soffiavano a oltre 100 km/h, incendi dovuti a estrema siccità e venti caldi (come avviene stagionalmente in Australia).
Ma alcuni incendi sono scoppiati anche per la disattenzione dell’uomo, come un’esercitazione militare con artiglieria andata male.
In questo contesto drammatico, non è però da sottovalutare la volontà dell’uomo: le autorità australiane hanno arrestato oltre 180 persone per aver appiccato deliberatamente incendi boschivi, in particolare 29 incendi sono stati deliberatamente causati nella regione di Shoalhaven nel sud-est del Nuovo Galles del Sud in soli tre mesi.
Gli arresti sono stati effettuati in relazione a incendi dolosi appiccati nel Nuovo Galles del Sud, a Queensland, Victoria, nell’Australia Meridionale e in Tasmania.
Oltre alle persone che devono rispondere dell’accusa di aver appiccato il fuoco volontariamente, le autorità riferiscono che un altro centinaio di persone sono accusate di reati minori: 53 di non aver rispettato il “fire ban”, il divieto di appiccare fuochi, e altre 47 di aver gettato una sigaretta o un fiammifero a terra. Comportamenti che, se verificati, possono costare fino a 21 anni in carcere.
La verità è che qualsiasi sia stata la miccia, a fare da sottofondo a questa catastrofe ci sono proprio i primi segni palpabili del cambiamento climatico globale in atto.
this is absolutely horrifying. can rich people help australia as they were helping a building, a one fucking building in paris. australia is literally burning and the whole world is just watching what the fuck. we’re failing as a humanity #AustraliaFires pic.twitter.com/8aJeUoCyU8
— ً (@cherrysglam) January 5, 2020
Il mix di cause che ha amplificato la portata degli incendi
Si fa sempre più consistente la tesi sostenuta anche dal New York Times, secondo cui i primi segnali di quella che sarebbe stata la stagione degli incendi erano arrivati già da settembre, quando era andato a fuoco il Binna Burra Lodge, uno stabilimento alberghiero in una zona delle montagne del Queensland solitamente fresca e umida, dove gli incendi sono molto rari.
I roghi erano poi aumentati nelle settimane successive.
I segnali che indicavano un’estate particolarmente adatta allo sviluppo degli incendi erano stati rilevati dai climatologi: le variazioni di temperatura tra la parte orientale e quella occidentale dell’oceano Indiano hanno portato meno pioggia, spingendo in altre direzioni i venti che portano normalmente l’umidità dall’oceano verso il continente.
Allo stesso modo, le particolari condizioni dei venti antartici hanno favorito un clima secco in Australia, mentre il ritardo della stagione dei monsoni al nord ha permesso un aumento delle temperature nella parte centrale del paese.
La stessa NSW Rural Fire Service, l’agenzia dei vigili del fuoco del New South Wales, dice che questi livelli di devastazione quasi non hanno precedenti nella storia.
A causa di queste elevate temperature qui mai registrate, si stanno susseguendo diversi incendi in molte zone estese del nord del paese.
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