Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), il servizio che monitora l’atmosfera, ha dato particolare rilievo all’attività degli incendi in Australia.
A parte lo stato del Nuovo Galles del Sud, dove da mesi infuriano incendi insolitamente intensi, l’attività incendiaria in Australia, nel complesso, è stata relativamente bassa nei mesi primaverili da settembre a novembre 2019, rispetto allo stesso periodo degli anni 2003-2018. Qui l’animazione:
Il 7 gennaio 2020, Copernicus ha pubblicato un’animazione che tiene traccia del monossido di carbonio prodotto nel mese di dicembre in Australia. Il monossido di carbonio è un prodotto della combustione incompleta e può essere utilizzato per tracciare l’inquinamento da incendi boschivi come quelli in Australia.
The current #wildfires in #Australia are unprecedented. The @CopernicusEU #Atmosphere Monitoring Service’s information on fire radiative power shows that for most days in December were many times more intense than average. #AustralianBushfires
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— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) January 7, 2020
Le informazioni ottenute dal CAMS mostrano che per la maggior parte dei giorni di dicembre l’attività incendiaria in tutto il paese è stata molte volte superiore alla media dei 16 anni precedenti. Al 3 gennaio risultano andati in fumo quasi sei milioni di ettari di terra, equivalenti a un’area più grande della Croazia.
Oltre a distruggere terra e infrastrutture, gli incendi hanno anche un enorme impatto sulla qualità dell’aria. Il fumo degli incendi ha coperto un’area che si stima quasi di 20 milioni di chilometri quadrati, solo questo fine settimana: abbastanza per coprire tutta la Russia e avere ancora qualcosa da spendere per coprire un terzo dell’Europa.
In questi giorni l’aria a Sydney è tra le più inquinate del pianeta, e in ampie zone del sud est del paese il cielo è grigio e arancione a causa delle ceneri sollevate negli incendi. Il fumo e la cenere sono arrivati perfino in Nuova Zelanda, dove le nevi e i ghiacciai si sono tinti di marrone.