È una delle emoji più usate nelle conversazioni social e private degli utenti che utilizzano smartphone e tablet, ma in Nuova Zelanda, l’emoji della cacca, ora è anche l’immagine che rappresenta le proteste di alcuni attivisti contro il governo riguardo alla gestione delle politiche ambientali.
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I manifestanti del gruppo Action Station hanno lanciato 50 gonfiabili rappresentanti l’emoji della cacca nel lago Ohakuri, vicino al luogo in cui il National Party stava tenendo una conferenza. L’obiettivo era quello di sottolineare come i nuovi riferimenti previsti da legge potrebbero permettere una maggiore tolleranza degli agenti contaminanti in acqua dolce.
Il gruppo sostiene che la proposta riguardante i nuovi standard non migliorerebbe la qualità dell’acqua ma potrebbe avere come conseguenza “più pipì e cacca nelle acque”, motivo per cui si è deciso di dar vita alla protesta in queste forme.
“Abbiamo deciso di divertirci con le emoji per illustrare la questione, ma non si tratta di un tema ironico”, ha dichiarato al quotidiano New Zealand Herald una degli attivisti, Laura O’Connell-Rapira.
Le nuove norme annunciate a febbraio fanno parte di quello che il ministro dell’Ambiente Nick Smith ha definito un piano ambizioso che dovrebbe rendere il 90 per cento dei fiumi neozelandesi balneabili entro il 2040.
Gli ambientalisti hanno detto che il governo ha “spostato il paletto” adattando la pulizia dell’acqua alla quantità della contaminazione per escherichia coli, comportando quindi il fatto che un fiume considerato pulito può contenere comunque una quantità pericolosa di materia fecale contenente batteri dannosi.
Non è la prima volta che le norme riguardanti la pulizia dell’acqua in Nuova Zelanda sono al centro dell’attenzione. A marzo, un attivista aveva proposto un incontro di pugilato pubblico al ministro Nick Smith vicino a un pozzo inquinato, classificato come balneabile con le nuove misure.
Il perdente della sfida, secondo la proposta dell’attivista, si sarebbe dovuto “divertire nel pozzo per non meno di cinque minuti”.
Gli attivisti di Action Station hanno messo in vendita i gonfiabili, ma hanno fatto sapere che troveranno un altro stratagemma per organizzare una protesta simile nel porto di Wellington.
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