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    Il 90 per cento dell’acqua in bottiglia contiene tracce di plastica

    Uno studio condotto dall'Oms su 259 marchi di acqua ha rivelato che sono state trovate il doppio delle particelle di plastica nell'acqua in bottiglia rispetto all'acqua del rubinetto

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 15 Mar. 2018 alle 10:58 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:57

    Tracce di microplastiche sono state trovate nell’acqua in bottiglia di oltre il 90 per cento dei marchi più diffusi. A rivelarlo è uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo la quale i livelli di plastica nelle bottiglie sono circa il doppio di quelli che si trovano nell’acqua del rubinetto.

    L’analisi è stata condotta su 259 bottiglie 11 marchi diversi di 9 paesi del mondo, e in media sono state trovate 325 particelle di plastica per ogni litro di acqua venduta. Lo studio arriva in seguito a un’inchiesta dell’organizzazione giornalistica Orb Media.

    Delle 259 bottiglie testate, solo 17 erano prive di plastica. Le analisi sono state condotte dall’Università di Fredonia, negli Stati Uniti.

    Gli scienziati che hanno lavorato al rapporto hanno dichiarato di aver “trovato circa il doppio delle particelle di plastica nell’acqua in bottiglia rispetto a un precedente studio sull’acqua del rubinetto.

    Secondo il nuovo studio, il tipo più comune di frammento di plastica trovato era il polipropilene, lo stesso tipo di plastica utilizzato per realizzare i tappi di bottiglia. Le bottiglie analizzate sono state acquistate negli Stati Uniti, Cina, Brasile, India, Indonesia, Messico, Libano, Kenya e Tailandia.

    Gli scienziati hanno usato il colorante rosso Nilo per fluidificare le particelle nell’acqua. Questo colorante tende ad aderire alla superficie della plastica ma non alla maggior parte dei materiali naturali.

    Lo studio non è stato pubblicato su una rivista e non è stato sottoposto a una peer review scientifica.

    I marchi analizzati sono Aqua (Danone), Aquafina (PepsiCo), Bisleri (Bisleri International), Dasani (Coca-Cola), Epura (PepsiCo), Evian (Danone), Gerolsteiner (Gerolsteiner Brunnen), Minalba (Grupo Edson Queiroz), Nestlé Pure Life (Nestlé), San Pellegrino (Nestlé) e Wahaha (Hangzhou Wahaha Group).

     

    “Le microfibre di plastica sono facilmente presenti nell’aria. Chiaramente ciò si sta verificando non solo all’esterno ma all’interno delle fabbriche”, hanno detto gli scienziati.

    Il problema delle microplastiche è diventato allarmante e più grave di quanto ipotizzato. Jacqueline Savitz, del gruppo di ricerca Oceana, ha dichiarato: “Sappiamo che la plastica si sta formando negli animali marini e questo significa che anche noi siamo esposti”.

    Nestlé ha criticato la metodologia dello studio, affermando in una dichiarazione alla CBC che la tecnica che usa la colorazione rossa del Nilo potrebbe “generare falsi positivi”.

    La Coca-Cola ha detto alla BBC di avere metodi di filtrazione rigorosi, ma ha riconosciuto l’ubiquità delle materie plastiche nell’ambiente, il che significa che le fibre di plastica “possono essere trovate a livelli minimi anche in prodotti altamente trattati”.

    Un portavoce della Gerolsteiner ha affermato che anche la società non può escludere che la plastica entri nell’acqua imbottigliata da fonti aeree o da processi di imballaggio. Il portavoce ha dichiarato che le concentrazioni di materie plastiche in acqua derivanti dalle proprie analisi erano inferiori a quelle consentite nei prodotti farmaceutici.

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