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Home » Esteri

Altri ottomila statali sono stati licenziati in Turchia

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Sono state chiuse anche altre 83 associazioni, sempre in relazione al fallito tentativo di colpo di stato

La Turchia ha licenziato altri ottomila dipendenti statali per presunti legami con organizzazioni terroristiche nell’ambito delle epurazioni seguite al fallito colpo di stato del 15 luglio.

Il provvedimento è contenuto nella gazzetta ufficiale pubblicata la sera di venerdì 6 gennaio e stabilisce anche la chiusura di 83 associazioni, numero che porta a 1.500 le organizzazioni colpite. 

Tra i dipendenti presi di mira dalla nuova misura figurano 2.687 ufficiali di polizia, 1.699 impiegati del ministero della giustizia e 631 accademici che vanno ad aggiungersi alle almeno centomila persone già sospese o licenziate. 

Le epurazioni si sono concentrate negli ambienti che avrebbero legami con Fethullah Gulen, un ex alleato del presidente Recep Tayyip Erdogan divenuto suo acerrimo nemico e residente ora negli Stati Uniti. 

Tra le personalità colpite anche chi ha legami con il Pkk, il partito dei lavoratori curdi, considerato un’organizzazione terroristica.

Lo stato di emergenza dichiarato in Turchia in seguito al tentativo di golpe permette al governo di aggirare il voto del parlamento per approvare leggi che limitino o sospendano i diritti e le libertà civili.

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