Ma cosa c’entrano i migranti con il terremoto del centro Italia?
"Perché gli sfollati laziali e marchigiani nelle tendopoli e i rifugiati negli alberghi?", scrivono in molti. Intanto però i migranti aiutano concretamente i terremotati
“Fuori gli immigrati dagli hotel di lusso, prima gli italiani”. O anche “perché gli sfollati laziali e marchigiani nelle tendopoli e i rifugiati negli alberghi?”. È più o meno questo il tenore di alcuni – molti – commenti che si leggono in queste ore successive al devastante terremoto nel centro Italia.
Lo stesso presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha ipotizzato di usare il campo base Expo di Milano per gli sfollati del terremoto del centro Italia, allontanando l’idea di destinarlo ai rifugiati.
“Mettiamo a disposizione il Campo Base di Expo per ospitare gli sfollati del terremoto. Mi pare una destinazione idonea, invece che farci un campo profughi”, ha scritto Maroni su Facebook.
Ma tanti sono anche coloro che sono stufi di leggere polemiche sterili sui migranti, capro espiatorio di tutti i mali e del tutto fuori luogo in queste ore di drammatica emergenza.
“Non si era ancora al tramonto della prima giornata dopo il terremoto e già la pestilenza del web tornava a diffondersi: “Nelle tendopoli metteteci gli immigrati, così lasciano agli sfollati le camere negli alberghi a 5 stelle. Ed è evidente che non gli interessa né degli uni né degli altri. Vogliono solo contribuire a loro modo, versando bile”, scrive Enrico Mentana, direttore del Tg di La7.
La risposta migliore è arrivata da chi, invece di alimentare chiacchiere e polemiche, si è rimboccato le maniche per aiutare attivamente i terremotati, come ad esempio 75 migranti e richiedenti asilo dello Sprar di Gioiosa Ionica, in Calabria, che hanno deciso di donare il proprio pocket money agli sfollati di Marche e Lazio. Una cifra piccola, ma fortemente simbolica, per ricambiare la solidarietà ricevuta con l’accoglienza.
E c’è anche chi, come i profughi di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, ha chiesto di poter recarsi ad Amandola, uno dei centri marchigiani colpiti dal sisma, per dare il loro contributo materiale. Ed è così che, con rastrelli e pale alla mano, hanno pulito dalle sterpaglie un campo da destinare ai soccorsi nel paese.
In Italia nei mesi scorsi si è spesso polemizzato contro i contributi per i migranti. Il populismo di certi politici ha cavalcato l’onda di un’indignazione che ha trovato nell’idea del “non è giusto che in Italia ci siano tanti disoccupati mentre ai profughi vengono dati 40 euro al giorno senza che facciano nulla” la sua massima manifestazione.
Populismo che ha dato il meglio di sé in queste ore come ad esempio con Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che nelle scorse ore ha citato un parroco di un paese in Liguria che su Fb aveva scritto “Adesso è il momento, vista la tragedia del terremoto di mettere gli sfollati nelle strutture e i migranti sotto le tende …. Vedremo”, auspicandosi la stessa cosa.
Nella maggior parte dei casi le notizie di queste fantomatiche accoglienze dei richiedenti asilo in hotel a 4 stelle sono bufale montate ad arte, riprese e ri-condivise sui social network senza alcuna cognizione di causa.
In Italia le strutture di accoglienza sono articolate in centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie).
E poi ci sono i centri di seconda accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale come gli Sprar. L’accoglienza in strutture ricettive come gli alberghi è gestita direttamente dal ministero degli Interni, attraverso una serie di rigidi bandi.
Il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato in Italia è di 35-40 euro al giorno, che non vengono dati direttamente ai migranti ma alle strutture di accoglienza, tranne due euro circa di diaria giornaliera, il cosiddetto pocket money.
Questi soldi servono a coprire le spese per il vitto, l’alloggio, l’affitto e la pulizia dello stabile, gli stipendi dei lavoratori e altri progetti collaterali.