L’esercito del Giappone potrà ora intervenire al di fuori del territorio nazionale
Le nuove leggi varate da Shinzo Abe allentano le limitazioni imposte dalla costituzione pacifista del 1947
Il Giappone ha varato un pacchetto di leggi che consente alle proprie truppe di combattere in territorio straniero, allentando le limitazioni imposte dalla costituzione del 1947.
Il primo ministro Shinzo Abe ha dichiarato che il pacchetto entrato in vigore martedì 29 marzo 2016 è indispensabile per affrontare le sfide che il paese ha davanti, inclusa l’ascesa della Cina.
Esso rappresenta il cambiamento più significativo nella politica di difesa giapponese dalla creazione delle forze armate nel 1954.
Ma l’opinione pubblica è divisa. I critici ritengono che questi cambiamenti, contro i quali erano state tenute delle manifestazioni di piazza a settembre 2016, violano la costituzione pacifista del paese e accrescono il rischio di essere coinvolti in guerre straniere.
I partiti all’opposizione lanceranno una campagna per l’abrogazione delle leggi in questione durante le elezioni per la camera alta di giugno.
Il segretario generale di gabinetto Yoshihide Suga ha dichiarato durante una conferenza stampa che la legislazione “è vitale per prevenire guerre e proteggere le vite e i mezzi di sostentamento della popolazione in un ambiente circostante sempre più pericoloso”.
“Il governo preserverà la pace in primo luogo attraverso la diplomazia; non ci sarà alcun cambiamento nella nostra politica di attivismo diplomatico”, ha aggiunto.
Gli Stati Uniti, principali alleati del Giappone, hanno accolto con favore i cambiamenti che consentono all’esercito di intervenire in aiuto di paesi amici in difficoltà nel caso in cui anche il Giappone fosse minacciato.
Al contrario la Cina, che ricorda bene l’aggressione giapponese durante la guerra, ha espresso una certa preoccupazione.
Il principale partito d’opposizione, il partito Democratico, e altri gruppi hanno sollevato la questione prima delle elezioni della camera alta, mentre si vocifera che Abe possa indire un voto lampo per la potente camera bassa.
Un sondaggio pubblicato martedì sul quotidiano Yomiuri rileva che il 47 per cento degli intervistati non approva i cambiamenti, mentre il 38 per cento è favorevole. A settembre 2015, il 58 per cento era contrario alle nuove leggi e il 31 per cento era favorevole.
Un altro sondaggio condotto dal quotidiano finanziario Nikkei ha invece rilevato che solo il 35 per cento ritiene che la legislazione in questione debba essere abrogata mentre il 43 ritiene debba restare in vigore.