The Electrification Job: ecco perché nei prossimi anni la domanda di elettricità esploderà
Dalle pompe di calore ai data center. Dalle auto a batteria ai nuovi processi industriali. Entro il 2035 la domanda globale di elettricità crescerà del 40%
Negli ultimi anni l’attenzione pubblica si è concentrata sul prezzo del gas, sulle bollette e sulle incertezze geopolitiche. Ma, mentre affrontavamo quell’urgenza, in secondo piano si stava già costruendo un cambiamento più profondo, che oggi sta diventando visibile: l’Italia e l’Europa stanno entrando in una nuova fase energetica, in cui l’elettricità avrà un ruolo sempre più centrale.
A dirlo è uno dei rapporti più autorevoli al mondo, il World Energy Outlook 2025 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea), secondo cui la domanda globale di elettricità crescerà di circa il 40% entro il 2035 rispetto ai livelli attuali.
Numeri
L’aumento dei consumi elettrici non è legato a nuovi sprechi: è l’effetto della sostituzione graduale di gas, petrolio e carbone con forme di energia più pulite ed efficienti. L’elettricità alimenta sempre più aspetti della vita quotidiana e dell’economia.
Oggi soddisfa circa il 20% della domanda mondiale di energia, ma è la principale fonte di energia per settori che rappresentano oltre il 40% dell’economia globale e la principale fonte di energia per la maggior parte delle famiglie. E l’Europa sta vivendo questa trasformazione in modo ancora più marcato, perché è vincolata agli obiettivi climatici e alla riduzione delle emissioni.
Secondo il World Energy Outlook, entro il 2030 circa il 70% dell’elettricità prodotta nel vecchio continente sarà generata da fonti rinnovabili. È un traguardo che pochi decenni fa sarebbe sembrato impossibile. Anche l’Italia si muove lungo questa strada. Nel 2024 il nostro Paese ha coperto circa il 41% del proprio fabbisogno elettrico con impianti da fonte rinnovabile. Il Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) indica che entro il 2030 dovremo arrivare a quota 63,4%. Si tratta di un salto ambizioso, che non potrà avvenire senza una rete elettrica in grado di trasportare l’energia dove serve, di immagazzinarla e di gestirne la variabilità.
Terna, la società che gestisce la rete di alta tensione, ha programmato oltre 23 miliardi di euro di investimenti dedicati proprio a questo: nuove linee, nuove interconnessioni, sistemi più flessibili. Il Tyrrhenian Link, che collegherà Sicilia, Sardegna e Campania, o l’Adriatic Link tra Abruzzo e Marche, sono esempi concreti di quell’infrastruttura che sta cambiando sotto i nostri piedi quasi senza che ce ne accorgiamo.
Tre fattori
Ma perché consumeremo più elettricità? A spingere la domanda ci sono tre grandi cambiamenti. Il primo riguarda il riscaldamento e l’industria. Le pompe di calore stanno sostituendo le caldaie tradizionali nelle abitazioni e negli edifici pubblici, perché permettono di ottenere lo stesso calore consumando molta meno energia. Non si tratta solo di un cambiamento tecnologico, ma di un cambio di paradigma: invece di bruciare combustibili per generare calore, si trasferisce calore già presente nell’aria, nell’acqua o nel terreno.
Questo rende le pompe di calore fino a tre o quattro volte più efficienti rispetto alle caldaie a gas, riducendo in modo significativo sia i consumi sia le emissioni. Anche nel settore industriale, che storicamente dipende da combustibili fossili, sta avvenendo un’evoluzione: forni, processi di essiccazione, produzione di calore a media temperatura e perfino alcuni cicli produttivi ad alta intensità energetica stanno iniziando a essere elettrificati. In molti casi non è solo una scelta ambientale, ma una scelta di competitività: l’energia elettrica, soprattutto quando proviene da rinnovabili e contratti a lungo termine, può offrire una maggiore stabilità dei costi rispetto ai mercati del gas e del petrolio.
Parallelamente, stanno crescendo tecnologie complementari come l’elettronica di potenza, i sistemi di recupero del calore e le soluzioni di gestione intelligente dei consumi negli impianti produttivi. L’elettrificazione del riscaldamento e dei processi industriali non è un fenomeno uniforme: procede più rapidamente nei settori in cui la temperatura richiesta è più bassa e in cui l’efficienza energetica porta vantaggi immediati, e in maniera più graduale in quelli che richiedono alte temperature e materiali speciali. Ma la direzione è chiara: ridurre la combustione diretta all’interno di fabbriche, case e uffici e sostituirla con energia elettrica prodotta da fonti pulite.
Il secondo motivo che spinge verso l’aumento della richiesta energetica elettrica riguarda la rivoluzione digitale. Dietro lo streaming, il cloud e l’intelligenza artificiale ci sono i data center, enormi infrastrutture che consumano grandi quantità di energia. L’Iea stima che i data center, che oggi consumano circa 460 terawattora l’anno, potrebbero arrivare a 800-1.000 TWh entro il 2030: più o meno quanto consuma oggi la Germania in un anno.
Anche in Italia se ne stanno costruendo di nuovi, soprattutto a Milano e Roma, e Terna prevede che potrebbero arrivare a pesare fino al 3-4% del consumo elettrico nazionale entro fine decennio. Questo secondo fenomeno è più visibile, perché lo viviamo ogni giorno senza rendercene conto. Ogni film in streaming, ogni backup automatico di uno smartphone, ogni domanda posta a un’intelligenza artificiale passa attraverso enormi infrastrutture chiamate appunto data center.
La terza trasformazione riguarda la mobilità. Nel 2023 un’auto nuova su cinque venduta in Europa era elettrica. Il cambiamento non è più una previsione: è già nelle concessionarie, sulle strade, nelle ricariche dei centri commerciali, nei parcheggi aziendali, nelle flotte dei corrieri e dei servizi di car sharing. Anche il trasporto pubblico sta seguendo questa direzione: autobus elettrici e tram di nuova generazione stanno sostituendo i mezzi più vecchi e inquinanti, soprattutto nelle grandi città.
Secondo l’Iea, nei prossimi anni il consumo elettrico legato ai trasporti non riguarderà solo le automobili, ma anche la logistica urbana, i mezzi pesanti su percorsi dedicati e perfino le prime rotte marittime alimentate con elettricità o combustibili sintetici prodotti da rinnovabili. L’evoluzione è visibile anche nelle infrastrutture. In Italia la rete di ricarica sta crescendo rapidamente: oltre 50mila punti installati nel 2024, con una presenza sempre più capillare lungo le autostrade e nelle aree interne. Stanno nascendo modelli di ricarica più flessibili: ricariche domestiche notturne, ricariche rapide in autostrada da 150 kW e oltre, stazioni in cui l’energia proviene direttamente da impianti fotovoltaici locali.
Inoltre, le batterie delle auto elettriche non saranno solo un mezzo per muoversi: potranno diventare piccoli accumuli mobili, capaci di restituire energia alla rete quando necessario (vehicle-to-grid), rendendo l’intero sistema più stabile. L’Iea stima che il consumo elettrico legato ai trasporti quadruplicherà entro il 2030.
Quando milioni di auto che oggi si riforniscono con carburanti fossili si ricaricheranno con elettricità, la domanda elettrica crescerà, ma se l’energia sarà prodotta da fonti rinnovabili l’effetto netto sulle emissioni sarà positivo e consistente. Non si tratta solo di sostituire un motore: significa cambiare l’architettura energetica della mobilità, riducendo l’inquinamento urbano, il rumore, la dipendenza dal petrolio e rendendo le città più vivibili. È una transizione che non avviene dall’oggi al domani, ma che è già in corso e ogni anno acquisisce massa critica.
Lingua comune
Se questo aumento della domanda sembra imponente, lo è solo in apparenza. Consumare più elettricità non significa consumare più energia in assoluto, ma consumarne una diversa. L’elettricità è più efficiente della combustione: ciò che prima richiedeva un litro di gasolio potrà richiedere molta meno energia se ottenuto tramite elettrico. Questo è il cuore della transizione: non la rinuncia, ma la sostituzione intelligente.
L’elettricità sta diventando la lingua comune del futuro energetico europeo, la piattaforma su cui si muoveranno industria, trasporti, servizi digitali e vita domestica. È una trasformazione che procede senza grandi slogan, ma con decisione, con infrastrutture che si costruiscono, con tecnologie che entrano nelle case, con abitudini che cambiano quasi senza che ce ne accorgiamo. La nuova era dell’energia non sarà fatta di fiamme, motori o combustione. Sarà fatta di elettricità, reti intelligenti e rinnovabili. E, di fatto, è già cominciata.